«Le analisi chimiche e organolettiche compiute su campioni di olio d'oliva venduti come biologico extravergine Made in Italy, hanno dimostrato che in quelle bottiglie, in alcuni casi, non vi era nulla che potesse essere definito neppure olio lampante, addirittura che possa essere definito commestibile, trattandosi di oli esausti, residui di frittura, ossia rifiuti che, anzichè essere smaltiti erano venduti e finivano sulle tavole di consumatori». Lo ha detto il responsabile dell'ispettorato repressione frodi di Bari, Luca Veglia, nel corso della conferenza stampa che si è svolta nella procura di Trani sull'operazione che ha portato a 16 arresti e al sequestro preventivo di 16 aziende e di 400 tonnellate di olio di oliva scadente o contaminato. «Si tratta di sostanze cancerogene e dannose per la salute degli ignari consumatori - ha aggiunto il pm Antonio Savasta - che invece hanno il diritto di sapere cosa c'è in quello che comprano e di scegliere i prodotti in base alle loro reali caratteristiche».
Servono pene più severe per chi vende olio di oliva contraffatto facendolo passare come italiano, come avvenuto nella frode smascherata oggi in Puglia dalla Guardia di Finanza.
A chiederlo in un comunicato congiunto Federconsumatori e Adusbef. «In un momento delicato come quello che il Paese sta vivendo - scrivono le associazioni - perdere terreno su un comparto fondamentale come il made in Italy è un vero e proprio suicidio. Per questo è necessario il massimo sforzo del Governo per inasprire pene e sanzioni nei confronti di chi lucra sulla salute e sulle tasche dei cittadini. In particolare è necessario disporre il ritiro delle autorizzazioni per la produzione e la vendita, nonchè prevedere una severa pena detentiva». Quella scoperta dalla Gdf è «Una pratica inammissibile - continua la nota - che va contrastata con ogni mezzo: dall'azione legislativa alla disposizione di controlli sempre più severi e frequenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA