Agguato con l'acido, Magnani: «Pensavo fosse solo uno scherzo con un gavettone»

Agguato con l'acido, Magnani: «Pensavo fosse solo uno scherzo con un gavettone»
di Claudia Guasco
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Mercoledì 4 Febbraio 2015, 20:47 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 23:19


MILANO «Non credevo fosse acido, pensavo fosse acqua». Uno scherzo innocuo, un gavettone senza conseguenze. Secondo Andrea Magnani l’agguato a Pietro Barbini, il ventiduenne sfigurato dalla coppia diabolica, doveva essere solo una goliardata. O almeno è ciò che racconta nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Giuseppe Gennari: tre ore e mezza di deposizione fiume in cui cerca di giustificarsi, sostiene di essere «succube» di Alexander Boettcher e dice di aver tentato il suicidio per la disperazione quando ha capito la gravità del gesto. Ma alla fine, messo alle strette dal pm Marcello Musso, si tradisce.

«ERA SOLO UNO SCHERZO»
Magnani, 32 anni, bancario alla Mediolanum, è accusato di lesioni gravissime. E’ lui, sostengono gli investigatori, il terzo uomo, il complice che ha accompagnato in auto Martina Levato sotto casa di Giuliano Carparelli il 15 novembre e di Pietro Barbini il 28 dicembre, il telefonista misterioso che con la parrucca bionda fornitagli da Boettcher ha attirato il bocconiano in trappola. Magnani conferma tutto, le chiamate effettuate e il passaggio a bordo della sua Punto in via Carcano, ma sostiene di essere a sua volta vittima della coppia: «Mi hanno detto che volevano organizzare uno scherzo a un amico in arrivo dagli Stati Uniti», cioè consegnarli «un pacco regalo da Parigi», come ha detto al telefono a Barbini. Ma perché ha accettato di mascherarsi con la parrucca? «Non sapevo dir loro di no», ribatte il bancario. E così ha contattato l’ex compagno di Martina da un internet point e ha fatto da autista alla ragazza, sempre a suo dire del tutto ignaro delle trame criminali di due amanti: «Ho agito nell’ambito di un rapporto di amicizia con loro, non mi sono reso conto di ciò che stavano facendo».
TENTATO SUICIDIO E quei quattro flaconi che la Levato ha caricato in un borsone sulla sua auto il 28 dicembre, lanciando poi il contenuto sul volto di Barbini? «Credevo fosse uno scherzo, tant’è che li ho raccolti o portati via». Quando si rende conto che Alex e Martina facevano terribilmente sul serio, che la vita di Pietro è rovinata per sempre tra mille sofferenze, Magnani racconta di essere crollato: «Volevo uccidermi. Ho chiamato mia moglie e le ho detto addio, ho scritto ai miei amici: ”Mi raccomando, sistemate tutto per l’eredità”». Un tentativo di suicidio che i difensori del bancario documentano, depositando agli atti la copia del biglietto con cui Magnani è entrato in una stazione della metropolitana con l’intenzione di gettarsi sotto un vagone.
TARGA SOSPETTA
L’estraneità del bancario alle trame della coppia diabolica tuttavia non convince il pm Musso. Che, presente all’interrogatorio di garanzia, lo mette alle strette: ”Come mai la targa della sua Punto è fissata all’auto soltanto con due viti? La sostituisce con una targa falsa?”. Risposta di Magnani: «No no, di quello se ne occupava Boettcher». Confermando così i sospetti dell’accusa, ovvero di essere perfettamente al corrente dei piani di Alex e Martina.
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