Coppia dell'acido, Martina non si arrende: pronto il ricorso contro l'adozione del figlio

Coppia dell'acido, Martina non si arrende: pronto il ricorso contro l'adozione del figlio
di Salvatore Garzillo
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Lunedì 10 Ottobre 2016, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 09:31

Martina Levato non si arrende, annuncia che farà ricorso contro la decisione del tribunale di rendere adottabile il suo bambino nato il 15 agosto 2015 dalla relazione con Alexander Boettcher. Assieme formano quella che è stata soprannominata la coppia dell'acido per una serie di aggressioni avvenute a Milano tra maggio e novembre 2014: lei dovrà scontare 28 anni, lui 37.

I genitori della ex studentessa bocconiana sono «distrutti» e «piangono», ha detto l'avvocato della famiglia, Laura Cossar, che si occupa dell'aspetto legale relativo al bambino. «È una sentenza durissima, punitiva, finalmente - ha spiegato il difensore in tono ironico - hanno dato a lei anche la pena accessoria». Avrà 30 giorni (dal momento dalla sentenza) per presentare ricorso alla Corte d'Appello di Milano e contestualmente anche l'istanza di sospensiva del provvedimento. La difesa chiede lo stop dell'iter dell'adozione del bimbo prima di una decisione nel merito in secondo grado.

Nei giorni scorsi il collegio di giudici guidato da Emanuela Gorra e Daniela Guarnieri ha stabilito la sospensione dei genitori dall'esercizio della responsabilità genitoriale e l'immediata sospensione di ogni rapporto dei famigliari col figlio, anche indiretto. Quindi non solo Alex e Martina ma anche i nonni, che in un primo momento si pensava potessero prendersi cura del nipotino. Il risultato delle perizie su di loro è impietoso. Si parla di «clima disorganizzato ed eccitato» che non sembra possa essere positivo per il piccolo. Nessuno di loro è stato in grado di fare una riflessione critica rispetto alle proprie responsabilità di genitore e, tendenzialmente, ha giustificato le azioni dei figli idealizzandoli.

Ancor peggio è l'esito per la coppia. La madre appare inadeguata e non riesce a badare ai bisogni primari del piccolo; il rapporto del padre, invece, è caratterizzato da una comunicazione ridotta e inadeguata fatta di silenzi e rumori non apprezzati dal bambino. Anzi, il piccolo è percepito come oggetto anti-depressivo.

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