“O vi staccate o lasciate questo posto” ha ribadito il sacerdote che ha poi deciso di chiamare i carabinieri. “Noi siamo uscite immediatamente nel cortile anche perché il prete ci ha scortate fino alla macchina per essere sicuro che ce ne saremmo andate” racconta la ragazza. A quel punto è nato un acceso diverbio e il sacerdote ha ritenuto di dover allertare le forze dell’ordine.
I militari sono arrivati e hanno cercato di sedare gli animi ma non hanno potuto mettere a verbale alcun reato. Le ragazze hanno deciso di non denunciare per il momento e anche il prete si è chiuso in un secco “no comment” col soccorso dei collaboratori della canonica che lo tengono lontano dalle telefonate dei cronisti e fanno quadrato: “Ma secondo voi, si chiamano i carabinieri per un abbraccio? Il sacerdote è stato anche aggredito verbalmente”.
“E’ stata una pugnalata anche il riferimento ai bambini, la mia ragazza è stata educatrice in una parrocchia tanti anni…” racconta la giovane che vuole proteggere la sua identità e quella della sua compagna che oltre alla reazione del prete potrebbe dover affrontare altrimenti anche quella dei genitori, ancora ignari del suo orientamento sessuale.
A denunciare il caso ci hanno pensato le associazione Ottavo Colore e Agedo (ass. Genitori di figli omosessuali). “Papa Francesco ha pronunciato queste parole - scrivono - una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora risposi con un’altra domanda: Dimmi, Dio, quando guarda una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola? Il parroco ha fatto la sua scelta”.
L’associazione radicale Certi Diritti ha invece proposto all’amministrazione comunale, targata Pd e guidata da Cristina Merusi, di istituire il registro delle unioni civili e di aderire alla READY, rete nazionale delle amministrazioni pubbliche che operano in coordinamento per sviluppare adeguate politiche e diffondere buone prassi finalizzate al superamento di ogni discriminazione.