Anno giudiziario, allarme da Milano: è collasso, servono magistrati. Gravi infiltrazioni mafiose in Fiera

Anno giudiziario, allarme da Milano: è collasso, servono magistrati. Gravi infiltrazioni mafiose in Fiera
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Sabato 28 Gennaio 2017, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 13:53

Pur «apprezzando davvero gli sforzi del Ministro della Giustizia Orlando» così «stando le cose, l'Amministrazione della giustizia resta al collasso» per le «vacanze degli organici del personale amministrativo». Lo si legge nella relazione del Procuratore generale di Milano Roberto Alfonso per l'inaugurazione dell'Anno giudiziario alla presenza del ministro dell'Interno Marco Minniti, della presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi, del sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore e del comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette. «Invochiamo - scrive il Pg - un intervento urgente e serio del Governo affinché esso adotti tutti i provvedimenti necessari per il buon funzionamento della Giustizia».

Le infiltrazioni di una «organizzazione criminale», che avrebbe agito per «agevolare l'associazione mafiosa denominata Cosa Nostra, nei lavori di Fiera Milano spa sono un fatto «assai grave per la città di Milano», scrive inoltre Alfonso facendo dunque un riferimento specifico alla recente inchiesta della Dda milanese su Fiera Milano.

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Alfonso, nella relazione, sottolinea che pur apprezzando «davvero gli sforzi» del ministro della Giustizia, «non si può non osservare che, a fronte di una crisi ormai cronica della giustizia, tutto ciò che rimane è un bando di concorso per l'assunzione di 800 assistenti giudiziari». Ossia, precisa, «meno del 10% delle vacanze degli organici del personale amministrativo». 

Il mancato «adempimento - spiega Alfonso - agli obblighi imposti al Ministro della Giustizia dall'art. 110 Costituzione (in cui si dice che spetta al Ministro »l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia«, ndr) non consente al sistema di rispondere adeguatamente alle esigenze del cittadino; rallenta le aspettative delle imprese; non rende competitivo il Paese; non consente di uniformarsi al dettato costituzionale della ragionevole durata del processo; rende difficoltoso il rispetto del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale per l'inadeguatezza delle risorse».

Per Alfonso il «malfunzionamento della giustizia ha instaurato un rapporto anomalo fra Stato e Cittadino», da qui l'invocazione di «un intervento urgente e serio del Governo» per dare «al cittadino la speranza che i suoi diritti siano riconosciuti in tempi ragionevoli». Anche perché «quando si spegne la Giustizia e si spezza il rapporto di Fiducia fra istituzioni e cittadino, condizioni minime di convivenza civile, si mette a rischio la stessa libertà di un Paese e la sua democrazia».

«Non è lungimirante mantenere un sistema che consente l'accesso in magistratura all'età media di trenta anni, ossia superiore di molti anni rispetto al passato. Ciò è servito soltanto ad allontanare dalla magistratura giovani brillanti che hanno preferito indirizzarsi verso altre professioni piuttosto che aspettare il concorso per accedere in magistratura», scrive inoltre Alfonso che critica il «sistema vigente» e lo boccia in quanto «esclude dalla magistratura quei giovani che provengono da famiglie non abbienti, che non possono permettersi di attendere mediamente cinque anni prima di accedere in magistratura. Tutto ciò non è accettabile perché costituisce una discriminazione dal punto di vista sociale ed economico».

Nonostante la «gravissima scopertura degli organici (...) le performance sono migliorate in modo generalizzato» e sono stati «pienamente raggiunti gli obiettivi che ci si era prefissati», è invece un passaggio della relazione del Presidente della Corte d'Appello di Milano Marina Anna Tavassi. Tavassi ha spiegato che la carenza di personale ha «punte che hanno raggiunto il 37% e (...) anche il 40» ma che a fronte di ciò si è riusciti a recuperare l'arretrato, il controllo delle giacenze, la riduzione «dei tempi di durata, di tenuta nei gradi superiori di giudizio» ponendo il distretto milanese in linea con «le sedi giudiziarie più virtuose» in Europa. Tutto ciò - si legge nelle conclusioni del suo discorso - rischia di essere compromesso «laddove non si provveda in tempi rapidi ad adeguati interventi di copertura degli organici del personale di magistratura» e amministrativo.

«Decenni di crescente presenza 'ndranghetista hanno avuto effetti deformanti anche sul modo di pensare dei cittadini, quasi predisponendone l'habitus all'illegalità diffusa nel convincimento dell'impunità. Una situazione paradossale: proprio nel territorio che avrebbe maggiore necessità di affermare la presenza dello Stato e di garantire i diritti dei singoli, si denotano i maggiori i ritardi e le carenze dell'azione giudiziaria». Lo ha detto il presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria Luciano Gerardis. «Il distretto di Reggio - ha sostenuto - è connotato dalla presenza e dalla pervasività della 'ndrangheta, associazione criminale unitaria, efficiente e moderna, che si incunea nelle pieghe di qualsiasi attività di cui assume il dominio».

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