Quella di Stefano Cucchi è «una vicenda estremamente grave» perchè è «inaccettabile per un carabiniere rendersi responsabile di comportamenti illegittimi e violenti»; siamo rattristati e commossi«, »determinati nel ricercare la verità«, ma no alla delegittimazione dei Carabinieri. Lo afferma il comandante generale dell'Arma, Tullio Del Sette.
«È una vicenda estremamente grave», dichiara Del Sette. «Grave - sottolinea - il fatto che alcuni Carabinieri abbiano potuto perdere il controllo e picchiare una persona arrestata secondo legge per aver commesso un reato, che non l'abbiano poi riferito, che alcuni altri abbiano potuto sapere e non lo abbiano segnalato a chi doveva fare e risulta aver fatto le dovute verifiche, se tutto questo sarà accertato. Grave il fatto che queste cose possano emergere soltanto a partire da oltre sei anni dopo, nonostante un processo penale celebrato in tutti i suoi gradi». «Per questo sono - lo è l'Arma dei Carabinieri, lo sono tutti i Carabinieri - accanto alla Magistratura con forza e convinzione - prosegue Del Sette -, come sempre, per arrivare fino in fondo alla verità, per poi poter adottare con tempestività, con giustizia trasparente, equanime e rigorosa i dovuti provvedimenti, giacchè è gravissimo, inaccettabile per un Carabiniere rendersi responsabile di comportamenti illegittimi e violenti».
«Siamo rattristati e commossi - dice ancora il comandante generale dell'Arma - dalla triste vicenda umana di Stefano Cucchi, prima e dopo quel 15 ottobre 2009, addolorati delle sue sofferenze, della sua morte, quali che siano le cause che abbiano concorso a determinarla, vicini ai suoi familiari. Lo sono io e lo sono i Carabinieri come tutti, più di tanti. Non può lasciare nessuno indifferente quel suo corpo sottile, quel suo volto tumefatto, che abbiamo visti nelle fotografie post-mortem mostrateci, con quei segni profondi delle vicissitudini e delle sofferenze patite».
«Rispetto, per tutto questo e determinazione nel ricercare la verità, nel perseguire quelli che dovessero risultare responsabili di reati, di condotte censurabili sotto ogni profilo. L'accertamento di responsabilità comporterà, se vi sarà, dolore e amarezza, ma nessuna delegittimazione - aggiunge il generale Del Sette - può derivare da notizie e iniziative mediatiche, legittime e comprensibili: non sfugge a nessuno, credo, che decine di migliaia di Carabinieri assolvono quotidianamente, in Italia e apprezzatissimi anche all'estero, la loro missione a tutela della legge e della gente, con professionalità, impegno, abnegazione, rischio continuo per la loro incolumità - come attestato dalle decine di infortunati, contusi e feriti di ogni giorno - e profonda umanità nelle migliaia di servizi, interventi, investigazioni di ogni giorno, nelle decine di migliaia di arresti di ogni anno, dei quali tutti i cittadini - conclude - possono avere conoscenza grazie ai mezzi di informazione».
LA SORELLA
«Nutro enorme rispetto per l'arma dei carabinieri e per i carabinieri tutti. Non siamo certo noi a volerla delegittimare. A voler macchiare la sua immagine. Il valore di tanti carabinieri che operano quotidianamente su tutto il territorio nazionale è indiscutibile. Ma quel che è successo a Stefano ed a noi tutti in questi sei anni deve fare riflettere e molto il generale comandante Del Sette al quale va comunque tutta la nostra stima e rispetto». Lo dichiara in una nota Ilaria Cucchi.
«Com'è possibile tanta violenza su quel corpo? Come è possibile soprattutto vantarsi di essersi divertiti?» a picchiarlo.
Caso Cucchi, il generale Del Sette: «Vicenda grave e inaccettabile, ma no alla deligittimazione dei carabinieri»

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Sabato 12 Dicembre 2015, 18:48
- Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 19:07
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