Zona bianca, riaperture e coprifuoco: «Italia tutta in bianco entro la fine di giugno». Le previsione dei tecnici

Riaperture e coprifuoco, «Italia tutta in bianco entro la fine di giugno». La previsione dei tecnici
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 19 Maggio 2021, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 09:23

C’è uno studio che circola tra gli esperti che collaborano con il Ministero della Salute. Calcola che la percentuale degli italiani immunizzati possa essere vicina al 40 per cento. Come si arriva a questa stima? Prima di tutto, circa il 32 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose del vaccino. I dati che rimbalzano dal Regno Unito dimostrano che, a quindici giorni dalla prima iniezione, scatta la protezione, anche se non al massimo (ma è pur vero che comunque stiamo continuando a rispettare le misure di contenimento). Inoltre, non va mai dimenticato che in Italia ci sono 3,7 milioni di persone che ufficialmente hanno superato l’infezione da Sars-CoV-2.

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Vanno aggiunte quelle che hanno vissuto questa esperienza inconsapevolmente, sono state positive senza avere mai fatto un tampone. Vero, la protezione degli anticorpi non dura per sempre, ma comunque i casi di reinfezione non sono così numerosi. Ecco perché ormai si può dire che il 40 per cento degli italiani ha una protezione, magari solo parziale, contro il Covid.

Ieri sera il presidente Mattarella ha firmato il decreto sulle riaperture. Da oggi coprifuoco alle 23, addio a questa limitazione il 21 giugno. Le palestre aprono lunedì, i centri commerciali nel week end già da sabato, i parchi tematici il 15 giugno, i ristoranti al chiuso potranno lavorare anche la sera dal primo giugno. Infine, a inizio del prossimo mese nuovo tagliando per verificare se alcune limitazioni (a partire dal sistema dei colori) potranno essere eliminate.

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LA BASE
Ma il punto di partenza resta l’ipotesi del 40 per cento di italiani (ma c’è chi ritiene che siano anche di più) già immunizzati. E di qui si sviluppa la simulazione che fa pensare che tra poco più di un mese l’Italia sarà tutta in fascia bianca, con una incidenza consolidata sotto i 50 casi ogni centomila abitanti su base settimanale. «Si tratta di uno scenario plausibile» dicono al Ministero della Salute dove però avvertono: dobbiamo vigilare perché non si diffonda la variante indiana, più trasmissibile di quella inglese, ed è necessario che gli italiani mantengano comportamenti prudenti come l’uso delle mascherine e il distanziamento. A queste condizioni, si può fare.

Italia in bianco a fine giugno non significa però che tutte le Regioni taglieranno questo traguardo contemporaneamente: al momento, sembrano avere le carte in regole per passare nella fascia di rischio minore (senza coprifuoco e con molta più libertà) dal primo giugno il Friuli-Venezia Giulia, il Molise e la Sardegna (che era stata bianca ma poi aveva visto risalire i contagi fino addirittura a finire in fascia rossa). Il 7 giugno toccherà ad Abruzzo, Veneto e Liguria. Anche Lazio ed Emilia-Romagna corrono verso la classificazione più leggera, ma dovranno aspettare almeno il 14 giugno. Bisogna ricordare che non è sufficiente avere 50 casi ogni 100mila abitanti in un’occasione, quando al venerdì esce il report della cabina di regia (Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità). Quel dato va confermato per tre settimane.

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NUMERI
E quali sono le Regioni che invece appaiono più lontane dal traguardo? Può essere utile affidarsi ai dati ufficiali dell’ultimo report, quello della settimana scorsa: è più in difficoltà la Valle d’Aosta, che d’altra parte è anche l’unica Regione in arancione e aveva 156 casi ogni centomila abitanti, il triplo del limite minimo. Alto il valore della Campania, 146, della Basilicata, 120, della Puglia, 117 e della Calabria, 112. Il Veneto era a 68, ma ormai è sceso a 55, il Lazio a 95, ma questa settimana ha avuto un crollo quasi sorprendente del numero dei nuovi casi e ora è attorno a 60-70. Su base nazionale l’incidenza, l’ultima volta, era a 96, ma ci sono tutte le condizioni che possa seguire l’andamento di quella laziale. Se il crollo del numero dei contagi è frutto non solo delle chiusure, ma anche dell’ampliamento della base vaccinale, c’è da ben sperare visto che le persone immunizzate stanno aumentando.

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