Zona arancione per frenare la variante Omicron: «Stretta dopo Natale»

Attesa per la cabina di regia. Speranza: «Abbiamo un vantaggio da mantenere»

Zona arancione per frenare la variante Omicron: «Stretta dopo Natale»
di Francesco Malfetano
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Lunedì 20 Dicembre 2021, 01:14 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 09:23

Contagi e ricoveri continuano a salire, e allora la zona arancione torna ad incombere sulla Penisola. Non a caso per giovedì, il 23 dicembre, il premier Mario Draghi ha già convocato la cabina di regia per definire nuove misure restrittive e provare a contenere, ormai con ogni probabilità a partire da dopo Natale, l’incedere di Omicron. Proprio le festività infatti rischiano di diventare un catalizzatore dei contagi. Con il rischio che tra Capodanno e la Befana qualche regione possa già ritrovarsi in zona arancione. Per alcuni territori ormai è solo questione di settimane: «Ci stiamo avvicinando, perché continua ad aumentare l’occupazione dei posti ospedalieri» spiega Guido Rasi, consulente scientifico del Commissario straordinario per l’emergenza Covid.

Tuttavia, gli fa eco il ministro della Salute Roberto Speranza, «oggi l’Italia ha un vantaggio perché la variante è meno diffusa. È chiaro che diventerà prevalente in tutta la Ue ma avere un vantaggio è importante perché al ritmo delle nostre vaccinazioni significa fare 5 milioni di richiami in 10 giorni e possiamo guadagnare dei giorni e avere uno scudo più forte». 

Le ipotesi sul tavolo del governo per guadagnare tempo sono tante: dalla mascherina obbligatoria anche all’aperto (come già avviene in molte città e alcune Regioni, e come il Lazio si appresta a fare proprio a partire dal 23) fino all’obbligo per tutti - vaccinati e guariti - di affiancare al Super Green pass l’esito negativo di un tampone per accedere ad eventi pubblici, e quindi a qualunque locale in cui è possibile organizzare veglioni.

La Campania è già andata oltre, vietando con un’ordinanza feste scolastiche, di laurea e compleanno in locali al chiuso. «Sull’uso delle mascherine servono controlli seri mentre finora essi sono stati inadeguati», sottolinea il governatore Vincenzo De Luca. 

Non solo. In attesa dell’indagine rapida che sarà fatta domani dall’Iss per stabilire quanto circola Omicron nella Penisola e mentre le Regioni chiedono nuovi fondi e più personale per il sequenziamento che permette di individuare le mutazioni, l’esecutivo ragiona anche sull’imposizione della profilassi per nuove categorie professionali, con particolare attenzione ai lavoratori maggiormente a contatto con il pubblico. E proprio per spingere le vaccinazioni, specie delle terze dosi (appurato che il governo resta «prudente» sull’obbligo per gli studenti come spiegato da Speranza), è ormai praticamente certo il taglio della durata del Green pass. Si passerà dai 9 mesi attuali a 6, in modo da riportare subito negli hub più italiani possibile. «Il Green pass ha la validità che sappiamo, ma tra un mese potrebbe essere ripensato. Se la Omicron buca il vaccino significa che è completamente un altro virus - riflette Rasi -. Adesso questo Green pass ha un senso ma con un’altra variante completamente diversa le cose possono cambiare».

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Lo scenario

In altri termini lo scenario è in rapida evoluzione, già oggi. Lo spiega ad esempio l’associazione degli anestesisti, che invoca provvedimenti più duri, come quelli adottati in Austria, chiedendo «misure di contenimento sociale più drastiche per frenare la circolazione del virus, ad esempio il lockdown stringente per i non vaccinati», visto che «abbiamo poco tempo per agire con misure più restrittive e prevenire un aumento di casi e ricoveri. Al contrario, c’è stato un allentamento dei comportamenti prudenti, anche per l’avvicinarsi delle feste».


E che la fase epidemica italiana sia «acuta», lo sottolinea anche una circolare inviata ieri dal ministero della Salute alle Regioni. Raccomanda cioè la «tempestiva attivazione a livello regionale di tutte le misure organizzative atte a fronteggiare nelle prossime settimane un eventuale incremento anche sostenuto della domanda di assistenza sanitaria legata all’infezione da Sars-CoV-2, sia a livello territoriale che ospedaliero». Ovvero bisogna organizzarsi perché i contagi e i ricoveri sono ancora destinati ad aumentare. 

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