Zingaretti, candidatura più vicina. E ora le primarie a Roma possono slittare

Zingaretti, candidatura più vicina. E ora le primarie a Roma possono slittare
di Mario Ajello
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Domenica 9 Maggio 2021, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 10:46

Tutto deciso per le primarie del centrosinistra a Roma, ma anche no. Dovrebbero tenersi il 20 giugno, come si sa, con termine di presentazione delle candidature il 20 maggio. Ma, appunto, anche no. Il fatto è che pure le primarie sono appese alla decisione di Nicola Zingaretti - al momento la sua candidatura per il Campidoglio è più sì che no - e i gazebo, nel caso della discesa in campo dell’ex segretario del Pd, possono aspettare. «Slitterebbero volentieri», dicono nel Pd nazionale. O forse spariranno come per magia. Il fronte filo-Gualtieri infatti sta traballando. Fanno discutere le dimissioni, inaspettate, del deputato Claudio Mancini da tesoriere del Pd romano e si tratta del più grande sponsor della candidatura Gualtieri. 

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Il nuovo quadro

Nel Pd, insieme a Zingaretti il quale ancora per un po’ farà il Sor Tentenna ma di fatto è già in campo, si sta definendo una road map di questo tipo. Zingaretti da governatore del Lazio porta a termine la campagna vaccinale, che sta procedendo senza tanti intoppi, e intanto continuerà con le sue frasi del tipo «io penso alla Regione ma anche Roma è nel Lazio» e insieme manderà fendenti all’inquilina del Campidoglio. Comportarsi diversamente, ossia annunciare subito il suo impegno come candidato al Campidoglio, sarebbe un errore da matita blu. La destra lo sbranerebbe gridando al tradimento degli abitanti della regione e all’abbandono della guerra al virus per diserzione, ma anche a sinistra chi fa parte del suo sistema regionale si sentirebbe abbandonato. Infatti l’errore dell’annuncio Zingaretti non lo sta facendo. Ma neppure si tira veramente fuori dal dossier Capitale.

Insomma quando la vaccinazione di massa sarà finita, chi sta tirando la volata per lui - e sono Letta, l’ex ministro Boccia e tutti i big dell’attuale nuovo corso dem, per non dire di Conte in partibus infidelium cioè nel campo M5S - racconta che un bel pezzo della campagna elettorale per Roma sarà fatto e Nicola potrà dire: «Ho salvato insieme al Lazio anche Roma dal virus e ora la salvo dal declino e cerco di farla rinascere».

Andrà così? Cosi si spera, e fortemente, in casa dem, magari sottovalutando la forza della Raggi che specie nelle periferie ha un radicamento forte come i sondaggi non smettono di segnalare. E il primo a non sottovalutare la forza di Virginia è proprio Zingaretti. 

L’incastro

Questa road map ha ancora bisogno di altro tempo. Anche perché l’ex segretario del Pd - che il suo partito già vede con troppo anticipo e scarsa scaramanzia come il sindaco del Giubileo 2025 e perfino gli avversari temono questo e si veda la battuta che circola nel centrodestra: «Se non smettiamo di cincischiare su Bertolaso finisce che farà il commissario al Giubileo di Zingaretti» - oltre a voler vincere a Roma non vuole regalare a Salvini e a Meloni la presidenza del Lazio. Perciò, prima di decidersi sul Campidoglio, vuole garanzie sulla Regione. Che Conte gli sta dando e infatti sembra che tra il Pd nazionale e i vertici nazionali di M5S si stia chiudendo l’accordo, non senza riserve però da parte dei grillini eletti alla Pisana e delle neo-assessore in giallo nel governo Zingaretti. L’intesa è questa: M5S non rompe con Nicola alla Regione, nonostante la gara tra lui e la Raggi, si andrebbe a votare a dicembre e in alleanza rossogialla. Con l’assessore D’Amato come candidato comune o con il grillino Sileri? 

Il lodo Boccia


Il problema è vedere quanto alla fine prevarrà la parola di Conte in un movimento impazzito. Saprà garantire fino in fondo la road map dell’accordo su Zingaretti? La vera incognita su questo percorso è l’evanescenza del grillismo, e non certo la definizione delle primarie che, come Calenda dice dall’inizio ma anche nei dem sono in tanti a pensarla così, si montano e si smontano a piacimento e ubi maior minor cessat. Guarda caso i cosiddetti 7 nani - soprannome affibbiato agli aspiranti delle primarie - vengono descritti come smarriti nel sottobosco delle manovre e delle trattative pro-Zingaretti. Il cui nome manda in soffitta la gara da gazebo per il Campidoglio ma non quella per i Municipi. E avrebbe un altra conseguenza: Gualtieri come super-assessore al Bilancio del Campidoglio, nel caso il sindaco dovesse diventare l’amico, e compagno, Nicola. Quanto poi alle dimissioni da governatore, vale il lodo Boccia in questa road map. Zingaretti si dimetterà a ottobre, se avrà vinto le Comunali, così per la Regione si vota a dicembre e non si sovrappongono due elezioni: quella romana in gara contro M5S rappresentato dalla Raggi e quella laziale in rossogiallo. 
Il segretario Letta sta lavorando perché tutti questi incastri vadano a posto, e il suo predecessore anche.
 

 

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