Zelensky alla Camera: dalla Resistenza all'11 settembre gli argomenti (vincenti) nei discorsi del presidente

Zelensky alla Camera: dalla Resistenza all'11 settembre gli argomenti (vincenti) nei discorsi del presidente
di Mario Ajello
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Martedì 22 Marzo 2022, 08:13

Oggi è il giorno del discorso del presidente Zelensky al Parlamento italiano riunito a Montecitorio. Il format sarà sempre quello del leader combattente e resistente, in t-shirt militare e con buone capacità comunicative. Zelensky in questi collegamenti istituzionali dal suo bunker  aveva cominciato rivolgendosi in video-discorso drammatico ai leader dell’Unione europea riuniti a Bruxelles. «Questa potrebbe essere l’ultima volta - aveva detto alla von der Leyen e agli altri statisti Ue - che mi vedete vivo». Era il 25 febbraio. Da allora, altri video-collegamenti con i vari Paesi occidentali ha tenuto Zelensky e in ognuno di questi - da consumato esperto mediatico - ha usato un registro diverso, ha scelto l’argomento capace di entrare di volta in volta nella storia dei suoi interlocutori e di colpire l’immaginario delle nazioni a cui si è rivolto. Stavolta, con l’Italia, è la Resistenza ai nazifascisti che spicca, ma Paese che va (in video-collegamento) tema che trova il leader del popolo bombardato.   

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EUROPARLAMENTO


Il primo marzo, Zelensky parla agli eurodeputati. «L’Ucraina - dice il leader dal suo rifugio - vuole essere membro con pari diritti dell’Unione europea e, se l’Ue dimostrerà di essere al nostro fianco, allora la vita vincerà sulla morte, la luce sul buio».

E ancora»: «Noi siamo europei come tutti voi, abbiamo dimostrato che siamo proprio come voi». «Non so se dire buongiorno, buon pomeriggio o buonasera. Non ci riesco perché - così incalza - ogni giorno per qualcuno di noi può essere l’ultimo giorno. Parlo per i miei cittadini ucraini, che stanno difendendo la libertà a caro prezzo». Conclusione: «Vorrei sentire da parte vostra che la scelta dell’Ucraina verso l’Europa viene incoraggiata. Siamo sotto attacco dei missili». Europeista, appunto. 

 


LONDRA


Parla a Westmister l’8 marzo. Cita Shakespeare e Churchill. Insiste sulla memoria della seconda guerra mondiale che per gli inglesi è ancora molto presente. «Noi non vogliamo perdere ciò che è nostro come un tempo voi non avete voluto arrendervi di fronte all’invasione nazista». Camera dei Comuni strapiena e il presidente ucraino, accolto con una standing ovation di 4 minuti, è in piena foga e frasario alla Churchill: «Noi combatteremo fino alla fine, per mare e per aria. Continueremo a combattere a qualunque costo. Combatteremo nelle foreste, nei campi, sulle rive e per le strade a Kiev e non ho alcuna intenzione di nascondermi o di tentennare». Come il grande Winnie. 

OTTAWA


Il 15 marzo è il giorno dell’appello ai parlamentari canadesi. “Che cosa fareste voi se occupassero Vancouver?”. E presente nell’assemblea canadese anche il
premier Trudeau e Zelensky gli si rivolge direttamente e amichevolmente chiamandolo con il nome di battesimo:   “Justin, puoi immaginare che cosa significa per i tuoi bambini sentire i bombardamenti alle 4 di notte tutti i  giorni? Per ora ucciso 97 dei nostri bambini”. Il patriota Zelensky in chiave genitore.  

 

WASHINGTON 


Il 16 marzo Zelensky ha parlato al Congresso americano. Martin Luther King,  Pearl Harbor, l’11 Settembre: questi i temi, molto adatti agli States. Ovvio: più armi e No fly zone, queste le richieste. Condite parafrasando il celebre I have a dream (ho un sogno) e declinandolo in:  «Ho un bisogno». Il sogno-bisogno è quello che «proteggiate il nostro cielo. Ho bisogno della vostra decisione, del vostro aiuto». Ha paragonato l’invasione russa dell’Ucraina a Pearl Harbor, l’attacco giapponese nel 1941 alle installazioni militari americane che venne vista come una dichiarazione ufficiale di guerra. Ha citato gli attentati terroristici dell’11 Settembre 2001, dicendo che in Ucraina «l’11 Settembre succede ogni giorno, da tre settimane». E poi il monte Rushmore, uno dei monumenti più amati dagli americani, in cui sono rappresentati i volti di quattro grandi presidenti degli Stati Uniti - George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln - per ricordare come anche gli ucraini amino il «diritto alla libertà, all’indipendenza, alla democrazia messe sotto attacco dalla Russia». Molto Bruce Springsteen nel disco post 11 settembre intitolato Tre Rising». 

GERMANIA


Il discorso al Bundestag di Berlino, del 17 marzo, è incentrato sul Muro di Berlino: «Putin vuole creare un nuovo Muro contro la libertà europea. Caro Cancelliere Scholz, distrugga questo Muro, dia alla Germania il ruolo che merita». Zelinsky ricorda ai politici tedeschi, insistendo sulla necessità della No fly zone,  il ponte aereo con cui gli Alleati aiutarono quel popolo. «La Germania - dice il presidente ucraino - ricorda il ponte aereo che alla fine degli anni ‘40 del secolo scorso permise agli Alleati di trasportare cibo e altri generi di prima necessità alla Berlino ovest circondata dai sovietici. Oggi quel tipo di strategia non la possiamo adottare perché dal nostro cielo cadono solo bombe russe, che non distinguono tra obiettivi militari e civili». Il kennediano “siamo tutti berlinesi”.


ISRAELE 


Ai parlamentari della Knesset ha parlato il 19 marzo. Il suo paragone tra l’attacco russo di queste settimane e l’Olocausto («Putin vuole una nuova soluzione finale»)  non è stato apprezzato, ma per il resto l’apparizione è stata un (mezzo) successo. Il richiamo a Golda Meir, che fu primo ministro israeliano nato a Kiev, e non solo. È stato un discorso molto duro, con continui paralleli tra nazisti e putinisti, e forte richiesta a Israele perché faccia di più: inviando a Kiev il suo Iron Dome e sanzionando più profondamente la Russia. Insistenza sulla mediazione, «come sta cercando di fare Bennett», ma scegliendo «tra il Bene e il Male». Zelensky versione profeta.

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