Il militare-spia e i russi: indagini sulle celle telefoniche, spuntano altri incontri

Il militare-spia e i russi: spuntano altri incontri
di Valentina Errante e Cristiana Mangani
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Sabato 3 Aprile 2021, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 18:28

Altri incontri e altri documenti. Nei mesi scorsi, prima di essere sorpreso dagli uomini del Ros in un parcheggio di Spinaceto, l'ufficiale della Marina Walter Biot, avrebbe incontrato almeno quattro volte il funzionario russo al quale cedeva materiale classificato. Dall'informativa dei carabinieri del Ros agli atti dell'inchiesta emerge come il militare italiano fosse stato di fatto arruolato, con un protocollo ben preciso da seguire l'ultimo martedì di ogni mese, giorno designato per l'appuntamento già fissato. Le indagini adesso puntano a stabilire quali altri atti segreti siano stati ceduti ai russi e per quanti soldi.

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«Io non avevo accesso a documenti riservati - ha assicurato Biot al suo avvocato, Roberto De Vita - il mio livello di accesso era basso».

Un punto, questo, sul quale si giocherà buona parte della difesa. Trattandosi di documenti classificati, la procura potrà consegnare il contenuto della pen drive al difensore? «Il diritto di difesa e il segreto degli atti - chiarisce De Vita - deve essere correlato. Quindi dovranno essere i pm a dimostrare quanto quei documenti siano importanti. Non noi». E allora, se la consegna degli atti non potrà essere completa, perché per declassificarli è necessario l'intervento del soggetto originatore, è facile immaginare che l'avvocato insisterà proprio su questo punto per tentare di ridimensionare le responsabilità del suo assistito.

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L'INFORMATIVA
Il protocollo concordato per lo scambio di documenti è descritto nell'informativa del Ros. Le regole di ingaggio prevedevano che Biot e l'agente russo, si incontrassero alle 18, con cadenza fissa. Nessuna telefonata. Se uno dei due non si fosse presentato, sarebbe scattato il rinvio automatico al martedì successivo ed, eventualmente, a quello dopo ancora. Arrivato nell'area, appena fuori dal raccordo, Biot doveva «entrare nel supermercato Carrefour e acquistare alcuni prodotti» per accertarsi di non essere seguito e simulare che l'arrivo nel parcheggio fosse del tutto casuale, avesse un altro obiettivo e non quello di incontrare l'agente russo. Solo dopo, infatti, era previsto che l'ufficiale italiano tornasse nella sua auto dove avveniva lo scambio. Circostanze che adesso dovranno essere chiarite. Così come verranno esaminate le celle telefoniche sulle quattro utenze in uso al militare per stabilire gli spostamenti degli ultimi mesi, che potrebbero aggiungersi all'unica contestazione che al momento gli viene mossa dal procuratore Michele Prestipino e dal pm Gianfederica Dito.

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DECLASSIFICATI
Per essere allegati al fascicolo di inchiesta i documenti ceduti da biot all'ufficiale russo dovrebbero essere declassificati. Un atto che renderebbe divulgabili i documenti, ma che dovrà essere autorizzato principalmente dall'autorità che li ha emessi. In questo caso anche dalla Nato. Di certo non potrà essere eseguita la copia forense della sim che Biot stava consegnando all'ufficiale russo, almeno non subito. Un passaggio cruciale per la difesa che punta a sostenere che quelli venduti fossero solo documenti ordinari, per nulla coperti dal segreto. Sono almeno tre i video, effettuati con una telecamera nascosta dal 18 marzo, che ritraggono l'ufficiale mentre è intento a fotografare, nella stanza del suo ufficio, il monitor del pc. La telecamera era stata piazzata dallo Stato Maggiore della Difesa insospettito dal comportamento di Biot. Il primo video risale al 18 marzo, poi un secondo episodio il 23 marzo e il terzo il 25 marzo. Nell'ultimo video si vede Biot mentre fotografa con lo smartphone alcuni documenti e poi ripone la sim-card in un bugiardino all'interno di una scatola di medicinali e la sistema nello zaino.
Intanto la procura militare si appresta a rivendicare la competenza dell'inchiesta. L'incontro tra i procuratori Antonio Sabino e Michele Prestipino è previsto all'inizio della prossima settimana. Secondo Sabino, la fattispecie di reato contestata a Biot riguarda l'articolo 86 del codice penale militare, che prevede da 15 anni di pena all'ergastolo. Di avviso contrario i pm romani, che intendono andare avanti con le indagini.

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