Voto ai 18enni per il Senato, la riforma acchiappa-giovani (per strapparli ai Ferragnez)

Voto ai 18enni per il Senato, la riforma acchiappa-giovani per strapparli ai Ferragnez
di Mario Ajello
4 Minuti di Lettura
Venerdì 9 Luglio 2021, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 09:51

Devono ritenerlo il modo, soprattutto il Pd e i 5 stelle, di togliere terreno ai Ferragnez, di entrare in sintonia con i giovani, di farsi millennial tra i millennials per aumentare i propri consensi. E così - al netto del fatto che il calcolo potrebbe essere sbagliato, visto che i ragazzi della politica per lo più se ne infischiano e non scendono in piazza per chiedere di parteciparvi di più - ecco il Senato che approva definitivamente e quasi all'unanimità l'allargamento del diritto di voto ai 18enni per Palazzo Madama. Non più gli over 25 ma anche gli under potranno scegliere i senatori. Ne sentivano il bisogno? Non parrebbe. E comunque: dal prossimo appunto per le Politiche (nel 2023 presumibilmente) 4 milioni di ragazzi si aggiungeranno nella platea elettorale. Per la promulgazione di questa legge costituzionale - votata ieri con 178 sì, 15 no e 30 astenuti - dovranno passare tre mesi, durante i quali potrà essere richiesto il referendum confermativo: il 9 giugno scorso infatti la Camera ha approvato il ddl senza raggiungere il quorum dei due terzi. Intanto siamo agli entusiasmi, e quello di Enrico Letta è incontenibile: «Fino ai ieri un giovane tra i 18 e i 25 anni aveva un potere dimezzato rispetto agli altri elettori più anziani. Votava solo alla Camera. Da adesso voterà anhe per il senato. Un piccolo ma concreto passo per dare più forza alla voce dei giovani».

Ddl Zan, Fedez: «Renzi ha manie accentratrici». Alessandro Zan: «Meglio nessuna legge che una che discrimina»

RUBABANDIERA
Sì, i ggiovani. Toglierli ai Ferragnez e recuperarli ai partiti sembra impresa disperata. E non è certo il contentino del voto dei 18 per il Senato - e anche il voto in generale ai 16enni su cui sempre il Pd insiste assai, parlando addirittura di «rivoluzione generazionale» per questa eventuale riforma non chiesta dai giovani ma dai giovanilisti - quello che appare molto adatto per recuperare un minimo di attenzione da parte dei ragazzi e delle ragazze che a milioni (di follower) si riversano sui Ferragnez e su altri interessi che non sono il Nazareno o altre botteghe partitiche. Sui quali i clic e i like dei millennials non si riversano e continueranno a non riversarsi.
Il paradosso è che questo tipo di iniziative legislative per i ggiovani, nel disinteresse dei destinatari, coincide con una fase in cui esistono altri problemi di grande impellenza per le sorti della nazione.

Esempio. L'Unione Europea dà all'Italia una pagella da incubo sulla giustizia - processi lentissimi, scarsa indipendenza dei giudici, risorse umane insufficienti negli uffici e nei tribunali e dunque Bruxelles dice: o fate le riforme o non vi diamo i soldi del Pnrr - ma il Palazzo è tutto contento per il regalo non richiesto donato ai propri ragazzi quando si potrebbe fare molto altro e molto di più, ossia grandi riforme strutturali, invece di un pannicello caldo come il voto senatoriale ai 18enni e poi magari ai 16enni. E verrebbe da allargare il discorso alla legge Zan. Naturalmente importante: ma è davvero una priorità, mentre la Ue ci chiede riforme di sistema - non solo la giustizia ma anche il fisco, la burocrazia, le infrastrutture - e vincola alla loro realizzazione l'assegnazione dei soldi del Recovery Plan?

I NODI VERI
E' curioso che, tra le tante riforme necessarie alla Costituzione, quella meno sentita e di cui meno si è parlato - cioè appunto questa del voto ai 18enni per il Senato - è l'unica che viene fatta. Nell'indifferenza dei più. A riprova che i partiti, mentre Draghi governa e cerca di garantire all'Europa che le riforme di sostanza le faremo, per lo più si cimentano su temi che - si veda anche l'insistenza dem sullo ius culturae - non sembrano in questo momento appassionare le masse. Evviva il voto ai ragazzi, insomma, ma evviva soprattutto tante altre cose, ossia - se ci saranno - i grandi interventi per l'economia, per la crescita, per il lavoro.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA