Il caso Raggi scuote i Cinquestelle: più poteri a Roma, sfida di Maio-Pd

Il caso Raggi scuote i Cinquestelle: più poteri a Roma, sfida di Maio-Pd
di Simone Canettieri
3 Minuti di Lettura
Giovedì 24 Ottobre 2019, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 10:36

Eterogenesi dei fini: Vincenzo Spadafora, braccio destro di Luigi Di Maio, critica Virginia Raggi per la situazione oggettiva in cui versa Roma («È un problema») e contro di lui si scagliano, stile falange armata, tutte le anime in rivolta contro Di Maio. All'apparenza difendono la sindaca dal fuoco amico, ma in realtà l'obiettivo è un altro: il capo politico del Movimento. Costretto in serata a uscire pubblicamente con una dichiarazione di sostegno al Campidoglio per sedare gli ardori dei parlamentari pentastellati, che da tempo controlla con molta difficoltà.

«Non vive a Roma...», Rita Dalla Chiesa di nuovo contro Virginia Raggi?

Di Maio si spinge oltre: annuncia un ddl per dare più poteri alla Capitale, ma dal Pd il capodelegazione Dario Franceschini lo stoppa: «Sul tavolo del governo non c'è alcun ddl su questo tema e quindi di pronto non può esserci davvero nulla». Ovviamente, conclude il ministro della Cultura, «non ci sottrarremo a una discussione su questa idea quando verrà portata nelle sedi appropriate». Ma il renziano di Italia Viva Luciano Nobili si sfila: «Altro che poteri, Raggi si dimetta».

Questo è il riassunto di una storia ingarbugliata. Guida al lettore: il M5S è una polveriera e basta il minimo screzio per scatenare una rivolta contro Di Maio. Raggi diventa così, non volendolo, leader dell'opposizione grillina per un giorno. Ultima riflessione: sui poteri per Roma la maggioranza marcia divisa, visto che i renziani si sfilano alla grande. Fin qui l'analisi, poi ci sono i fatti da mettere in fila brevemente.

L'altro giorno il ministro Spadafora è andato in tv è ha detto, tra le altre cose, che Roma «è un problema» e che l'esperienza grillina «non ha dato tutto quello che si aspettavano i cittadini». Apriti cielo. Il primo a picchiare è il senatore Gianluigi Paragone, ostile da sempre al governo giallorosso e che per la prima volta parla di Roma: «La Raggi è stata lasciata sola dal governo e soprattutto è stata tradita dall'alleato Zingaretti con cui Spadafora fa le cene». L'ex ministro Barbara Lezzi, altra senatrice con il dente avvelenato: «Il capo politico dovrebbe mettere fine allo sproloquio di questo ministro che si allontana troppo da quanto gli compete. Oppure è diventato Spadafora il capo politico?». Anche l'europarlamentare Ignazio Corrao attacca il ministro dello Sport e difende il Campidoglio. In sequenza escono altri parlamentari, tra questi anche Danilo Toninelli.

LA SVOLTA
Pandemonio nelle chat - già frizzanti per via della storia dei presunti favori al collaboratore del viceministro Laura Castelli - Spadafora fa retromarcia: «Nessun attacco. Pochi possono dire di aver sostenuto Virginia quanto me anche quando era più difficile di oggi e tutti tacevano». Adesso, invece tutti parlano, ma l'obiettivo è un altro, appunto. E così, in piena campagna elettorale in Umbria, Di Maio annuncia: «Tutto il M5S sostiene Raggi». Di più: «E' pronto un ddl per dare più poteri al sindaco».

Non ci sono soldi in più, ma norme leggere per attribuire più funzioni al Comune e snellire così pratiche burocratiche. Matteo Salvini attacca: «A lei puoi dare anche la mantella di Batman, il problema è che non è capace». Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di FdI: «A Roma servono i fondi, oltre ai poteri speciali. Niente bluff». Rimane però la frenata del Pd alla proposta di Di Maio. Che dice a Il Messaggero: «È doveroso dare poteri speciali a Roma. Mi aspetto massima convergenza da parte delle forze politiche di maggioranza visto che li chiedeva anche il Pd. Adesso passiamo dalle parole ai fatti: è arrivato il momento di agire».

© RIPRODUZIONE RISERVATA