Violenza sulle donne, stretta del governo: dalla scorta agli arresti veloci

Cinque ministre lavorano sulle norme: modifiche al codice, soldi e formazione

Violenza sulle donne, stretta del governo: dalla scorta agli arresti veloci
di Valentina Errante
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Giovedì 25 Novembre 2021, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 10:12

Per la commissione parlamentare sui femminicidi, la risposta delle istituzioni «non è adeguata rispetto all’esigenza di interrompere le condotte violente». La dimostrazione plastica è andata in scena due giorni fa, quando, alla Camera, dove si discuteva sulle risorse da inserire nella prossima manovra di bilancio per contrastare la violenza sulle donne, i presenti erano in tutto otto. E adesso sono proprio cinque donne al governo a pensare a nuove norme per arginare un fenomeno che non sembra arrestarsi. Elena Bonetti, Luciana Lamorgese, Marta Cartabia, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, cinque ministre che stanno definendo un pacchetto di nuove misure per prevenire le violenze di genere e sostenere le donne in difficoltà. 
Interventi sul codice penale e di procedura penale per rafforzare gli strumenti di prevenzione: aumento di pena per i delitti di percosse e lesioni e, soprattutto, la procedibilità d’ufficio, che sarebbe la vera rivoluzione, ma che è ancora allo studio. Quindi il finanziamento di progetti per sostenere le donne che riescano a denunciare i loro carnefici, la formazione di forze dell’ordine, la previsione di una sorta di «scorta» che tuteli le vittime degli abusi più gravi, e nuovi aiuti economici, che potenzieranno il «reddito di libertà», appena entrato in vigore e finora destinato solo a chi si trovi in condizioni di povertà. Il “pacchetto” potrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri tra due settimane. 

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IL REDDITO DI LIBERTÀ
Con il decreto Rilancio, il governo aveva stanziato tre milioni di euro per il 2020 per sostenere l’indipendenza delle donne vittime di violenza che si trovassero anche in una condizione di totale dipendenza economica da compagni e mariti che le maltrattavano.

Da alcune settimane l’Inps ha emanato la circolare per richiedere questo contributo, destinato a donne con o senza figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali. Il sussidio, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite, è concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi ed è finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori. La misura, compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito, adesso sarà potenziata, anche perché attualmente è difficilmente accessibile, in quanto destinata soltanto a chi si trovi senza reddito e senza una casa. 

BRACCIALETTO ELETTRONICO
Allo studio c’è anche l’ipotesi di utilizzare il braccialetto elettronico per gli uomini colpiti da un decreto di allontanamento, perché molto spesso le misure interdittive vengono violate.
Il tema della scorta, invece, convince poco chi si occupa di donne e violenza. I responsabili dei centri puntano, infatti, al diritto alla libertà delle vittime che siano riuscite a denunciare i compagni e ad allontanarsi. La misura sarebbe su base volontaria, destinata solo a casi estremi, a donne che ne vogliano fruire. 

LA FORMAZIONE
La commissione aveva segnalato tra le criticità anche «una non infrequente sottovalutazione della violenza riferita o denunciata dalla donna», da parte delle forze di polizia. «Si lavorerà - ha assicurato ieri la ministra Cartabia - sulla formazione e sulla specializzazione sia dei pm che dei giudici. La ministra per il Sud, Mara Carfagna, d’intesa con il ministro Elena Bonetti, ha invece deciso di varare un bando da 300 milioni con i fondi del Pnrr, per finanziare opere di ricostruzione, ristrutturazione o adeguamento degli immobili requisiti ai clan, che potranno così essere destinati a nuovi centri antiviolenza o case rifugio.

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