Governo, la Cei (come promesso) alza la voce contro il decreto migranti, il vescovo Perego chiede l'abrogazione

Governo, la Cei (come promesso) alza la voce contro il decreto migranti, il vescovo Perego chiede l'abrogazione
di Franca Giansoldati
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Martedì 17 Gennaio 2023, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 12:01

Città del Vaticano – La Cei aveva avvertito il governo Meloni al momento del suo insediamento: ci sarà la massima collaborazione per il bene comune della nazione ma allo stesso tempo aveva annunciato franchezza nel denunciare quei passaggi politici o legislativi ritenuti poco convincenti. In questo caso a sollevare una vera e propria alzata di scudi è il decreto legge del 2 gennaio sulla gestione dei flussi migratori al momento presso le commissioni parlamentari (Affari costituzionali e trasporti). 

GARANZIE

A parlare per la Cei è l'organo competente, la Fondazione Migrantes, nella persona del vescovo Giancarlo Perego che fa notare come il provvedimento non contenta alcun «valore aggiunto, anzi peggiora la situazione in ordine all’obbligo del salvataggio in mare dei migranti, alla loro tutela e protezione, generando insicurezza dei migranti in pericolo”.

Non solo: «il decreto indebolisce di fatto il principio costituzionale della sussidiarietà che, all’articolo 118 recita “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. L’articolo 118 applicato alla specifica situazione dell’azione delle navi della società civile dovrebbe vedere lo Stato favorire e non indebolire l’impegno a realizzare questo obbligo di salvataggio e di tutela dei migranti. Per queste ragioni il destino del decreto dovrebbe essere solo la sua abrogazione». 

LIBIA

Vista la situazione della crescita di arrivi e di salvataggi via mare di migranti provenienti da almeno 60 Paesi molti dei quali in situazione di guerra, di conflitti interni, di disastri ambientali, di miseria i vescovi si sarebbero aspettati nuove norme per la tutela o il rimpatrio dei migranti salvati, come anche «norme più rigide sui respingimenti in mare, che il memorandum con la Libia nuovamente approvato ha aggravato,  più che ribadire alcune regole d’ingaggio risapute e condivisibili, ulteriormente corrette e aggravate, in contraddizione con le Linee guida sul trattamento del soccorso in mare».

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Per la Cei è chiaro che se si vuole combattere il traffico degli esseri umani si dovrebbe portare l’attenzione «sul rinnovo del memorandum con la Libia piuttosto che sull’azione delle ONG come hanno documentato tutti i rapporti UNHCR degli ultimi anni». Perego, entra poi nello specifico e lamenta il fatto che non c'è «una parola di nuovi accordi con i Paesi di partenza dei migranti. Non una parola sulla situazione di questi Paesi di partenza. Nessun riferimento all’Europa e, in particolare, ad accordi con i diversi paesi per l’accoglienza dei migranti richiedenti asilo e all’ampliamento di esperienze altre di ingressi regolari, come i corridoi umanitari, purchè non siano limitativi e selettivi degli ingressi. Nessun riferimento, poi, il decreto ha ai flussi via terra, che hanno gli stessi numeri e ai problemi connessi sulla tutela e la protezione dei migranti».

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