Entro l’autunno l’Italia potrà prodursi “in casa” i vaccini anti-Covid. Quattro o 6 mesi è infatti l’orizzonte temporale definito dal ministero dello Sviluppo economico ieri, nel corso del secondo vertice (il primo è del 25 febbraio scorso) con le aziende farmaceutiche. Diverse di queste con siti produttivi sparsi in tutta la Penisola, si sono proposte dicendosi disponibili a produrre i bulk, ossia il principio attivo e gli altri componenti del vaccino anti Sars-Cov-2, perché già dotate, o in grado di farlo a breve, dei necessari bioreattori e fermentatori. Mario Draghi nel frattempo continua il suo pressing sulla Ue. Ieri nel primo colloquio bilaterale con Ursula von der Leyen ha ottenuto un successo: la presidente della Commissione ha sposato in pieno la linea illustrata dal premier italiano al Consiglio Ue della scorsa settimana. E, al pari di Draghi, mostrato grande risolutezza nel confermare l’impegno dell’Unione ad accelerare il più possibile l’approvvigionamento di vaccini e a contrastare comportamenti non appropriati delle case farmaceutiche nel rispetto dei contratti di fornitura. Si può insomma parlare di piena sintonia e di «grande determinazione condivisa ad aumentare con urgenza» le dosi vaccinali a disposizione degli Stati membri.
Ma torniamo alla produzione nostrana. Prima che questa possa cominciare, come spiega una nota del Mise, c’è bisogno di portare a compimento l’iter autorizzato da parte delle autorità competenti.
Vaccini, incontro al Mise per la produzione in Italia: ribadito l'appoggio al progetto Ue
SCELTA STRATEGICA
Non solo. L’incontro (convocato da Giorgetti e a cui hanno partecipato Scaccabarozzi, altri rappresentanti dell’associazione di industriali, il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, il commissario per l’emergenza Paolo Figliuolo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Gabrielli) è servito anche a rimarcare la volontà del governo di realizzare in Italia un polo per la ricerca di farmaci e vaccini con investimenti pubblici e privati. «L’obiettivo - ha spiegato Giorgetti nel pomeriggio, in un question time alla Camera - è rendere l’Italia nel quadro europeo autosufficiente rispetto a fatti, eventi e situazioni che riteniamo possano riprodursi inevitabilmente nei prossimi anni». Sovranismo vaccinale dunque, ma inquadrato in ottica Ue. Tant’è che la riunione di ieri è stata anche necessaria a preparare un altro incontro: quello di oggi tra il Mise e il commissario al Mercato interno, all’Industria e al Digitale, Thierry Breton. Con quest’ultimo, che guida la task force creata dalla Commissione Ue per lavorare con aziende e governi ad accelerare la produzione di vaccini, Giorgetti discuterà, soprattutto, della «disponibilità al trasferimento tecnologico dei brevetti». Un punto su cui di recente il commissario Ue si è già espresso, ipotizzando «Piena capacità produttiva per la sola Europa» già entro «fine anno», ma invitando a «guardare anche al vicinato», con riferimento ai Paesi che stanno puntando ai vaccini russo e cinese per supplire i ritardi registrati.
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