Vaccino, over 70 in sicurezza tra un mese, ma slitta l’immunità di gregge

Vaccino, over 70 in sicurezza tra un mese, ma slitta l’immunità di gregge
di Marco Conti
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Mercoledì 14 Aprile 2021, 22:33 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 18:05

Proteggere gli anziani. Soprattutto la fascia di coloro che superano i settant’anni e che, secondo le statistiche, rappresentano l’86% dei decessi per Covid. «Se riuscissimo a vaccinare - ovviamente con doppie dosi - le persone di questa fascia di età potremmo ridurre drasticamente la mortalità». Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr, ha messo in fila il ritmo delle vaccinazioni con la popolazione divisa per età. Un esercizio utile per capire perché l’attuale governo ha cambiato il piano vaccinale messo a punto dal precedente andando per fasce di età e non più per categorie e furbetti vari.


LA FASCIA
Le vaccinazioni fatte sinora sono circa 300 mila al giorno su media settimanale. «Se ci concentriamo solo sugli over settanta possiamo prevedere - spiega Sebastiani - di completare le vaccinazioni dei più anziani nella seconda settimana di maggio». Quindi, calcolando anche le tre-quattro settimane post vaccino, per la metà di giugno gli over settanta potrebbero circolare liberamente.


«Se così andrà si potrà riaprire in sicurezza a metà maggio sempre che l’incidenza dei positivi sia sotto controllo», continua il ricercatore.

Per ora, al 12 aprile, sono le province di Bolzano e Trento ad andare più veloci con il 45% e 41% di vaccinati nella fascia più a rischio. Le regioni più indietro sono la Puglia e la Calabria con il 27% mentre la media nazionale è del 33%. «Importante è non disperdere i vaccini e concentrarli solo su chi ha più di settant’anni», spiega Sebastiani secondo il quale le somministrazioni sono aumentate di settimana in settimana di 20 mila unità. Numeri ancora lontani dal mezzo milione al giorno, ma in media con ciò che accade in Europa e che ora deve tener conto anche dei problemi innescati dal blocco del vaccino monodose di J&J. 


Uno stop che rischia di pesare sul trend della campagna vaccinale con l’Europa e l’Italia che tentano di spostare le prenotazioni su Pfizer. Si spera che gli Usa, una volta compiuta la campagna vaccinale, possano aiutare anche il Vecchio Continente anche solo sbloccando le esportazioni. 


Ma si finirà di vaccinare? Una risposta la danno i dati forniti ieri sera su Rete4, nella trasmissione “Zona Bianca”, dalla fondazione Hume guidata da Luca Ricolfi. Anche se il responsabile scientifico della Fondazione non ritiene si possa parlare di “immunità di gregge”, il 70% della popolazione vaccinata si raggiungerà a novembre. La previsione non è lontana da quella fatta dalle autorità sanitarie che avevano stimato per settembre-ottobre di quest’anno una copertura del 70% che però deve fare i conti con le difficoltà che potrebbero incontrarsi nelle vaccinazione di coloro che sono sotto i sessant’anni e ai quali, molto probabilmente, non potrà essere somministrato nè Astrazeneca nè J&J. Solo Pfizer e Moderna possono essere inoculati a chi ha meno di sessant’anni e un aiuto potrebbe arrivare da altri due vaccini con analoga tecnologia: l’americano Novavax e il tedesco-olandese Curevax.

 
Per ora il governo e, soprattutto il commissario Figliuolo, sono concentrati sulla fascia più a rischio della popolazione. Molte regioni sono ancora indietro per aver preferito altre categorie e si deve fare anche i conti con le disdette. Si infittiscono gli open-day. Dopo la Basilicata ora è la volta della Sicilia, regione che conta il maggior numero di disdette. «Sono sicuro che a fine mese raggiungeremo il target», rassicura il generale Francesco Paolo Figliuolo che si dice convinto di poter arrivare al mezzo milione di dosi al giorno. Una corsa contro il tempo e contro le varianti che potrebbero vanificare i vaccini fatti sinora se non costringere ad una terza puntura. Infatti più tempo si impiega per arrivare all’immunità di gregge e più spazio si dà al virus di modificarsi e diffondersi.
 

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