Vaccino Covid, il ministro Guerini: «Campagna di trasparenza per convincere gli italiani»

Vaccini Covid, il ministro Guerini: «Campagna di trasparenza per convincere gli italiani»
di Cristiana Mangani
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Lunedì 28 Dicembre 2020, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 14:34

Si entra nell’era del vaccino, e le forze armate restano in prima linea per combattere questa guerra silenziosa alla salute.

Ministro Guerini, che tipo di guerra è?

«È una sfida enorme che richiede uno sforzo molto ampio da parte di tutti: istituzioni, cittadini e comunità scientifica».

Alle forze armate è affidato il compito di trasferire e custodire il prezioso vaccino che dovrebbe portare l’Italia verso la liberazione dal virus, in che modo la Difesa si sta muovendo?

«Ieri è stata una giornata molto importante anche dal punto di vista simbolico, per l’iniziativa che è stata assunta in tutta Europa. Alla Difesa, in questa occasione, è stato affidato il compito di distribuire le prime dosi del vaccino Pfizer, che successivamente sarà autonoma nella distribuzione.

Quando arriveranno i vaccini “cold” saranno portati in tutto il territorio nazionale, con la collaborazione delle forze armate in base al piano predisposto dal ministro della Salute e dal commissario Arcuri».

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Il primo scatolone con le dosi è stato consegnato allo Spallanzani proprio dai militari.

«Il trasferimento è avvenuto da Pratica di Mare. Una parte di vaccini è stata portata a Roma, una parte ha raggiunto le altre destinazioni via aerea e via terra, con 5 aerei, 60 autoveicoli e 250 militari impegnati. Nella seconda fase, poi, quando arriveranno i vaccini di AstraZeneca, Moderna e altri ancora, le forze armate saranno impegnate su tutto il territorio nazionale per lo stoccaggio, la distribuzione e, qualora richiesto, la somministrazione. La base di stoccaggio sarà sempre a Pratica di Mare, e da lì si partirà per raggiungere 21 hub, strutture militari dislocate in tutte le regioni, dove vengono garantite le necessarie misure di sicurezza».

Quali le forze impiegate?

«Gli assetti di trasporto militare utilizzati saranno 11 aerei, 73 elicotteri, 360 autoveicoli, in modo che venga garantita l’esigenza di distribuzione e quella di sicurezza. La Difesa, poi, è a disposizione anche per delle postazioni vaccinali fisse, in accordo con le strutture sanitarie competenti, riconvertendo i luoghi dove ora si stanno facendo i tamponi».

Crede che gli italiani si sottoporranno al vaccino?

«Penso di sì. L’importante è che venga fatta una campagna di vaccinazione molto chiara, con grande trasparenza. Ritengo che debba essere spiegata l’importanza della vaccinazione a tutti, e sono sicuro che gli italiani ne percepiranno il valore».

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L’emergenza Covid in che cosa si differenzia da un terremoto?

«L’emergenza nazionale è la quarta missione delle forze armate che, per la loro specificità, sono in grado di esprimere efficienza e tempestività di intervento. Sono sempre state presenti quando si è verificata una calamità naturale. Anche oggi, nel contrasto al virus ognuno sta facendo la sua parte, l’impegno è di tutti, a 360 gradi. La prima differenza rispetto alle altre emergenze è che, in questo caso, la dimensione dello sforzo si svolge in un arco temporale molto ampio. E la seconda, è la dimensione geografica, perché mentre il terremoto agisce in una zona particolare, il Covid è su tutto il territorio nazionale. Quello che si sta affrontando è uno scenario inedito che riguarda tutto il mondo».

La curva del contagio sembra non recedere, o quantomeno sembra flettere in maniera molto lenta. Rischiamo una terza ondata?

«Oggi siamo in una fase nuova, quella del vaccino. La risposta dal punto di vista della capacità della ricerca è stata data in Europa e negli Stati Uniti con grande rapidità. Abbiamo guardato tutti con speranza a questa fase. È chiaro, però, che accanto allo sguardo positivo sul futuro, c’è comunque l’esigenza di continuare a rispettare le regole, tenere le misure di distanziamento e continuare con il percorso intrapreso. Di fronte al rischio di possibili nuove ondate siamo tutti chiamati, istituzioni e cittadini, a mantenere alta la guardia».

Lei è nato a Lodi, una delle città più colpite dal virus, che ricorda dei giorni in cui il Covid ha cominciato a diffondersi?

«Sono stati giorni davvero drammatici per la mia comunità, perché Codogno è stata la prima zona rossa in Italia. Giorni molto pesanti, con tanti casi e purtroppo tante morti. Le sirene delle ambulanze mentre si era chiusi in casa, con quel suono che rompeva spesso il silenzio ed era un suono spettrale. La popolazione ha reagito con una grande risposta di responsabilità e solidarietà. Una risposta che è stata data dagli italiani anche a livello nazionale, con la capacità di aiutarsi reciprocamente e di vivere responsabilmente le misure necessarie che sono state assunte. Abbiamo ancora di fronte a noi mesi impegnativi: senza enfatizzare l’avvio di questa giornata di vaccinazione simbolica, è stata importante. Adesso ci dobbiamo impegnare tutti nell’attuazione della pianificazione dell’intera campagna di vaccinazione. Sono certo, comunque, che gli italiani affronteranno questo periodo con lo stesso spirito mostrato finora».

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