Vaccino, Draghi incalza i governatori: «C'è chi non utilizza le dosi»

Vaccino, Draghi incalza i governatori: «C'è chi non utilizza le dosi»
di Alberto Gentili
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Lunedì 22 Marzo 2021, 00:02

Non è soltanto la scarsità di dosi, per inadempienze contrattuali di AstraZeneca, a frenare il piano vaccinale. Per Mario Draghi la responsabilità è anche delle Regioni che «vanno in ordine sparso», come ha detto venerdì nella prima conferenza stampa da quando è approdato alla guida del governo. La prova: finora è stato somministrato solo l’81,1% delle 9.577.500 fiale consegnate in Italia da Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Così il premier ha deciso di intervenire.

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Draghi riunirà oggi a palazzo Chigi il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e il commissario straordinario Francesco Figliuolo.

Un solo punto all’ordine del giorno del vertice: rendere omogenee e più rapidi su tutto il territorio nazionale le somministrazioni dei vaccini. Il quadro fornito al premier è infatti «disarmante». «In alcune Regioni, come Liguria, Lombardia, Calabria, Sardegna», dice una fonte autorevole di governo, «si assiste a uno scarso utilizzo delle dosi a disposizione e a gravi disparità di trattamento a danno degli anziani e delle persone più fragili che non dipendono dalle difficoltà di approvvigionamento, che pur ci sono state».

La colpa di questo Far West vaccinale, secondo Draghi, per una parte è dovuto al vecchio piano stilato dal governo di Giuseppe Conte che non indicava con chiarezza il cronoprogramma delle somministrazioni. E, dall’altra parte, alle carenze organizzative delle Regioni: Lombardia, Liguria, Sardegna e Calabria in testa. Ebbene, il premier è determinato a dare piena attuazione al nuovo piano stilato dal commissario Figliuolo che indica fasce di età e fragilità come gli unici criteri per la somministrazione delle dosi. «E siamo convinti», dice un’altra fonte di governo, «che le Regioni si sapranno adeguare al più presto alle nuove indicazioni, senza ulteriori ritardi, anche grazie alla macchina logistica messa a punto dal commissario Figliuolo».

IL RITARDO
Una posizione condivisa dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che ricorda come ben 1,8 milioni di fiale sulle 9.577.500 totali restano ancora inutilizzate nei magazzini regionali. E rilanciata da Franco Locatelli: «Sono d’accordo con Draghi, non ho la minima esitazione nel dire che l’approccio tra le diverse Regioni deve essere il più possibile omogeneo, proprio per evitare disparità che rischiano altrimenti di penalizzare chi risiede in una determinata Regione rispetto alle altre».

Non la pensa allo stesso modo Mariastella Gelmini. La ministra agli Affari regionali difende i governatori, in gran parte di centrodestra: «Le Regioni stanno facendo al meglio ciò che possono in condizioni difficili. Se in alcuni territori gli anziani non sono stati vaccinati come previsto, è perché c’è stato un problema di forniture e perché AstraZeneca all’inizio poteva essere somministrato solo agli under 55 e poi agli under 65». Insomma, per la Gelmini «non c’è il tema dell’inefficienza delle Regioni». C’è invece «un problema complessivo: siamo di fronte al piano vaccinale più grande e complesso della storia, in una situazione di scarsità di approvvigionamento». Perciò «non è il caso di gettare la croce addosso a nessuno». Tantomeno al ligure Giovanni Toti o all’assessore lombardo Letizia Moratti.

Il tema degli approvvigionamenti delle fiale è ben presente a palazzo Chigi. Ma Draghi non ritiene possa essere una giustificazione per le inefficienze manifestate da alcune Regioni. Ciò non toglie che il premier è intenzionato a fare «tutto il possibile» per dare all’Italia la quantità di vaccini indispensabile per raggiungere a settembre il traguardo dell’80% di popolazione immunizzata. Così, come ha detto venerdì, «se il coordinamento europeo sui vaccini non funziona, l’Italia andrà per conto proprio». Sia cercando nuove fonti di approvvigionamento diretto con le case farmaceutiche come Pfizer e (quando verrà) Curevac, sia favorendo la produzione di fiale in Italia, sia dicendosi pronto ad acquistare (come Angela Merkel) il vaccino russo Sputnik non appena l’Agenzia europea del farmaco (Ema) a metà maggio darà il via libera.

LE ALTRE MOSSE
In più, come ha fatto a febbraio quando ha fermò 250mila dosi di AstraZeneca dirette in Australia, Draghi potrebbe bloccare le esportazioni di vaccini prodotti dall’azienda anglo-svedese che non rispetta i contratti di fornitura. Una linea condivisa dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen andata alla guerra contro Londra la scorsa settimana. Di questo giovedì e venerdì si parlerà al Consiglio europeo.
 

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