Il voto in Umbria agita l'alleanza M5S-Pd, per Di Maio e Conte ora è test «locale»

Il voto in Umbria agita l'alleanza M5S-Pd, per Di Maio e Conte ora è test «locale»
di Mario Ajello
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Mercoledì 23 Ottobre 2019, 13:55 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 12:27

Doveva essere il lancio, l’esordio e la prima vittoria territoriale rosso-gialla per affermare il connubio Pd-M5S a livello nazionale. E va a vedere che non solo di fusione di Palazzo si trattava ma di qualcosa di molto vicino e di molto apprezzato dagli elettori. Questo doveva rappresentare il voto in Umbria per Conte, per Di Maio, per Zingaretti, per Franceschini. A poche ore dall’apertura delle urne, la sensazione della sconfitta per i rossi-gialli li porta a rettificare il tiro. Oggi Zingaretti minimizza la portata di quello che sembrava dover essere un evento epocale: “Se ‘ci’ fossimo presentati divisi non avremmo nemmeno giocato la partita. Si vota per la Regione, però
Se qualcuno vuol dare altre valenze al voto è per ragioni strumentali e destabilizzanti”.

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Test locale e non nazionale dicono anche Conte e Di Maio. Peccato che tutti loro e Franceschini stesso fino a pochi giorni fa parlavano diversamente, proprio come un tweet del ministro della cultura e capo delegazione dem nell’attuale governo: “L’accordo in Umbria tra Pd e 5 stelle è un altro passo verso la creazione di un campo riformista in grado di battere la destra e di cambiare l’Italia”. C’era entusiasmo, ma adesso è subentrata - sulle sorti della fusione elettorale grillo-dem - la pre-depressione.
 

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