Lettera alla Ue, salta la tregua nel governo

Lettera alla Ue, salta la tregua nel governo
di Andrea Bassi
4 Minuti di Lettura
Sabato 1 Giugno 2019, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 11:40

Il governo sbanda paurosamente. Fibrilla, per una giornata intera, sulla risposta da inviare a Bruxelles che minaccia di aprire una procedura d'infrazione. Il giorno dopo il vertice con lo stato maggiore della Lega capitanato da Matteo Salvini, il ministro dell'Economia Giovanni Tria aveva preparato una prima bozza di lettera da inviare alla Commissione Ue. Il testo è stato intercettato dalle agenzie.

Scontro sulla lettera Ue, Di Maio vede le elezioni anticipate

Tra le tante cose, nelle due pagine vergate dal ministro, c'era scritto che il governo italiano su Reddito di cittadinanza e pensioni Quota 100 sta spendendo di meno. I fondi destinati a queste misure per il 2020-2022, insomma, potranno essere ridotti. È la scintilla che fatto scoppiare l'incendio. I Cinquestelle hanno letto dietro queste parole la volontà del governo, ormai a trazione leghista, di voler mettere in discussione il Reddito e di appropriarsi dei fondi destinati al sussidio. Già in mattinata, il vice ministro all'Economia, il leghista Massimo Garavaglia, parlando in Commissione alla Camera, aveva spiegato che «l'intenzione del governo è di utilizzare eventuali risparmi (del Reddito, ndr) per ridurre le pendenze che abbiamo con l'Europa».

GLI INDIZI
Due indizi fanno una prova. Il Movimento, compatto, è partito lancia in resta all'attacco. Luigi Di Maio ha chiesto immediatamente «un vertice» con il premier Giuseppe Conte, il ministro Giovanni Tria e lo stesso Salvini, prima di inviare la lettera alla Commissione. «La lettera preparata dal ministro Tria con la Lega? M5s non ne sa nulla. Non ce ne siamo occupati noi, non è stata condivisa con noi», ha reagito il vicepremier M5S Luigi Di Maio. «Non ho avuto ancora il piacere di leggere la lettera preparata dal ministro Tria all'Unione Europea, ma apprendo che prevede tagli alla spesa sociale, alla Sanità, a Quota 100, al Reddito di Cittadinanza. Ma stiamo scherzando? Lo dico chiaramente: al governo Monti non si torna». Salvini, da Aversa dove era per un comizio, ha fatto sapere di non poter partecipare a nessun vertice. Alla risposta hanno così continuato a lavorare gli sherpa. Conte ha preso tempo e ha fatto sapere a stretto giro di non aver ancora dato il via libera al testo. Il ministero dell'Economia ha provato a smentire i contenuti delle bozze circolate, dicendosi pronto, insieme a Palazzo Chigi, a perseguire chi le ha fatte trapelare. Via XX settembre e la Presidenza del consiglio dicono di voler «sollecitare tutte le verifiche, anche giudiziali, affinché chi si è reso responsabile di tali fughe di notizie false sia chiamato alle conseguenti responsabilità».




Una mossa per provare a gettare acqua sull'incendio politico che i contenuti della lettera hanno scatenato. Un incendio che si spegne solo in serata, quando da Palazzo Chigi fanno sapere che nel testo finale della missiva inviata a Bruxelles il riferimento alla riduzione dei fondi a Reddito e Quota 100 è sparita. Il Tesoro, però, si impegna a rispettare gli impegni con l'Europa per il 2020 e il 2021, quelli in cui la riduzione dei fondi al welfare avrebbe dovuto contribuire al contenimento del deficit. Le giustificazioni per il 2018 e il 2019 rimangono quelle della bozza: i conti dello scorso anno sono sbagliati perché i meccanismi di calcolo usati dalla Commissione sono errati. Per il 2019 il deficit andrà meglio del previsto, si fermerà sotto il 2,4% (anche se l'impegno con l'Ue era al 2,04%). Nel 2020 il governo si impegna ad una riduzione del disavanzo strutturale di 0,2 punti (3,6 miliardi), con un deficit che scenderà al 2,1%, per poi fermarsi all'1,5% nel 2022. L'Italia ha assorbito peggio di altri l'imprevista battuta d'arresto che ha colpito tutta Europa, ha fatto comunque sforzi «significativi» di riduzione del deficit. E anche sul fronte del disavanzo strutturale non ci sono «deviazioni significative» che la Ue vede sulla base di un metodo di calcolo che è ancora penalizzante per Roma, nonostante la revisione dell'output gap. Non solo, c'è la fiducia sulla possibilità nel 2019 di fare anche meglio di quanto previsto e l'impegno a rispettare i target per il 2020. Nella lettera vengono anche ammorbiditi i riferimenti alla flat tax. Il testo finale parla genericamente di «riformare l'imposta sul reddito delle persone fisiche, nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022 definiti nel programma di stabilità». Esattamente l'opposto di un'operazione in deficit come avevano chiesto solo poche ore prima M5S e Lega.

© RIPRODUZIONE RISERVATA