Vertice Ue, per l'Italia 10 miliardi di sovvenzioni in meno e più fondi da restituire

Vertice Ue, per l'Italia 10 miliardi di sovvenzioni in meno e più fondi da restituire
di Antonio Pollio Salimbeni
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Lunedì 20 Luglio 2020, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 08:02

BRUXELLES Quando i 27 leader si sono riuniti per la cena non erano ancora chiari i termini precisi delle ipotesi sul tavolo su ciascuno dei punti aperti sui quali si gira attorno da tre giorni senza risultati: il volume delle risorse anticrisi del programma Next Generation Eu; quante sovvenzioni a fondo perduto e quanti prestiti; chi e come si decide sui piani nazionali di riforma e sugli esborsi. Non ci sono conferme e al momento di stampare nessun punto era chiuso, il grande litigio tra i «frugali», ormai arrivati stabilmente a cinque con l'ingresso nel gruppo della Finlandia, e il resto dei Ventisette continuava grossomodo negli stessi termini in cui aveva preso la scena dall'inizio.

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Nel pomeriggio è emersa la proposta di Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia di tagliare l'intero pacchetto di 50 miliardi: in tutto 700 miliardi metà sovvenzioni metà prestiti. Scendere dalla quota di 500 miliardi era stata sempre considerato un affronto alla coppia Merkel-Macron che da quel livello erano partiti indicando che si trattava già di una quota- compromesso, non una quota dalla quale scendere.

IL PACCHETTO COMUNITARIO
Che cosa può cambiare per l'Italia se questo sarà lo scenario? Sulla base del pacchetto comunitario di 750 miliardi di cui 500 sovvenzioni e 250 prestiti, venivano indicati per l'Italia 81,807 miliardi in sovvenzioni e 90,938 in prestiti (totale 172,745 miliardi). Nella proposta von der Leyen le sovvenzioni all'Italia erano il 16,3% del totale del pacchetto sovvenzioni di 500 miliardi; per i prestiti la percentuale destinata all'Italia era del 36,3% su un totale prestiti per tutti i paesi di 250 miliardi. Rispetto alle cifre che circolavano durante la notte, all'Italia ci sarebbe un taglio a 72/75 miliardi (circa 7/10 miliardi in meno rispetto alla proposta della Commissione per le sovvenzioni e un aumento a circa 115/120 miliardi per i prestiti (+24/+29 miliardi). Cifre da prendere con le molle perché, come indicava una fonte europea, a tardissima ora era ancora tutto in aria. Per l'Italia le chiavi di allocazione delle risorse proposte dalla Commissioni ieri sera erano ancora una «linea rossa».

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Quanto alla «governance» appare difficile possa sparire dal tavolo il freno d'emergenza da far scattare se un governo non ritiene che un paese rispetti gli impegni di attuazione delle riforme. Un punto nettamente a favore dei «frugali» che il Consiglio ha dovuto ingoiare. Rutte ha due obiettivi: stringere attorno all'Italia una supervisione economica a suon di veti; dare un colpo alla politica perseguita negli ultimi anni dalla Commissione, accusata di aver applicato il patto di stabilità con troppa flessibilità (a favore dell'Italia, paese ad alto debito). Il premier olandese lo ha detto chiaro e tondo al Consiglio: «Non ci fidiamo, la Commissione non si è dimostrata imparziale sulle regole di bilancio». Di qui il tentativo di usare per il fondo anticrisi le stesse regole del Mes, che è un organismo intergovernativo, facendo terra bruciata del metodo comunitario e anche delle norme che regole le partite del bilancio. Questa sarebbe solo una prima tappa: la seconda scatterà quando i governi dovranno decidere quando togliere dal congelatore il patto di stabilità e come riformarlo.

Votare all'unanimità o a maggioranza qualificata, il nodo dello scontro Conte-Rutte, fa la differenza: nel primo caso basta un voto per bloccare, nel secondo occorre formare una minoranza di blocco. Se è il Consiglio europeo a dover decidere se un paese fa le riforme e può avere accesso a un esborso anticrisi è un conto: i leader decidono per consenso, dunque non devono esserci opposizioni, al massimo riserve in calce a un documento. Se è l'Ecofin a decidere di sbloccare la decisione sull'esborso sospesa (la decisione spetta secondo le regole alla Commissione) occorre la maggioranza qualificata e i 4 «frugali» più la Finlandia ce la farebbero da soli a formare una minoranza di blocco. È evidente che tratta di un meccanismo ad alta intensità politica che rafforza notevolmente la pressione su un governo.
 

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