Totoministri, Salvini (Trasporti) Giorgetti (Economia) e Piantedosi (Interni) tra i punti fermi. L’idea: un ruolo a Cingolani

Sicuri anche Giorgetti all’Economia e Salvini alle Infrastrutture e trasporti. Meloni vuole il ministro a palazzo Chigiì nel ruolo di commissario all’energia

Totoministri, Salvini (Trasporti) Giorgetti (Economia) e Piantedosi (Interni) tra i punti fermi. L’idea: un ruolo a Cingolani
di Alberto Gentili
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 10:02

C'è un'emergenza che fa «tremare i polsi» a Giorgia Meloni. Ed è quella energetica, con la scia sanguinosa dei rincari delle bollette di luce e gas. Così la premier in pectore, ieri sera, è tornata a sentire il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

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Non per chiedergli, per l'ennesima volta, di restare al suo posto. Il diretto interessato ha già declinato l'invito: «C'è un tempo per i tecnici e uno per la politica. Quello per i tecnici, almeno nel mio caso, è sicuramente esaurito». Ma per proporre a Cingolani, con cui negli ultimi giorni è stata avviata «una preziosa collaborazione», di lavorare al suo fianco a palazzo Chigi per qualche mese nel ruolo di commissario straordinario all'energia. A capo di un'unità di crisi ad hoc. Un po' come fece Mario Draghi quando chiamò a palazzo Chigi, per dare battaglia alla pandemia, il generale Francesco Paolo Figliuolo.

Ebbene, da ciò che filtra, il ministro uscente non avrebbe chiuso la porta. Tanto più che qualche giorno fa Cingolani si era mostrato disponibile a offrire, per un «periodo limitato», «supporto» al suo successore in modo da garantire all'Italia nei vertici internazionali sull'energia «una continuità di approccio».

LE CONSULTAZIONI
Alla vigilia dell'inizio delle consultazioni di Sergio Mattarella e a poche ore da quando riceverà l'incarico a formare il nuovo governo, Meloni ha continuato a occuparsi della squadra di ministri dopo il terremoto scatenato da Silvio Berlusconi. In molti giurano che la premier in pectore sia talmente «scossa» e «irritata» per i guasti compiuti dal Cavaliere, che potrebbe salire al Quirinale con una lista di ministri nuova. Non mediata in toto con gli alleati. In modo da garantire quel «governo di alto profilo» promesso in più occasioni. E dimostrare che è lei a dire l'ultima parola, d'intesa con il capo dello Stato.

I PUNTI FERMI
Eppure, alcuni punti fermi nei dicasteri di prima fascia ci sarebbero. La Giustizia dovrebbe andare a Carlo Nordio, che ieri ha visto il Cavaliere. Il Viminale al prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. L'Economia al leghista Giancarlo Giorgetti che Meloni ha voluto a tutti i costi superando le iniziali resistenze di Matteo Salvini. Le Infrastrutture e i trasporti al leader leghista. E gli Esteri al forzista Antonio Tajani nonostante che le sparate filo-Putin di Berlusconi l'abbiamo fatto diventare il bersaglio di tutta l'opposizione. Il coordinatore forzista dovrebbe resistere anche perché, assieme a Salvini, dovrebbe avere anche i gradi di vicepremier: «Per Giorgia, Tajani in quel ruolo sarebbe una sorta di garanzia sulla lealtà di Forza Italia al governo e alla maggioranza», dice un esponente di FdI.


LE EVENTUALI COMPENSAZIONI
E mentre il partito di Meloni dovrebbe avere anche il dicastero dell'Agricoltura (strappato alla Lega) con Luca De Carlo, responsabile del Dipartimento agricoltura del partito; per ricompensare Forza Italia della perdita della Giustizia e garantirgli quella «pari dignità» con il Carroccio invocata a più riprese, FI potrebbe incassare la Scuola (in un primo momento assegnata al leghista Giuseppe Valditara) per Anna Maria Bernini o Elisabetta Casellati. Ma è da vedere se Meloni, dopo il nuovo audio anti-Ucraina e pro-Putin di Berlusconi, si mostrerà «generosa» come promesso.


I forzisti, a ieri sera e prima delle contromisure della promessa premier, dovrebbero ottenere anche l'Università con Gloria Saccani Jotti, l'Ambiente (ma senza la delega all'energia in una prima fase, se Cingolani farà il commissario) con Gilberto Pichetto Fratin e la Pubblica amministrazione con Bernini o Casellati.
Non è ancora chiusa anche la partita, tutta interna a FdI, che riguarda lo Sviluppo economico e la Difesa. I prescelti per questi due dicasteri fino a ieri erano Guido Crosetto (consigliere di Meloni e co-fondatore del partito) e Adolfo Urso (presidente uscente del Copasir). Ma nella ultime ore si parla di uno scambio tra i due, oppure di «una sorpresa» di Meloni che «deciderà all'ultimo minuto».
Si vedrà. Ciò che appare certa è la nomina a ministro per le Politiche europee di Raffaele Fitto (ambasciatore di Meloni nel Parlamento Ue), come sicuro è dato lo sbarco del centrista Maurizio Lupi (leader di Noi moderati) nel delicato dicastero di responsabile dei Rapporti con il Parlamento. Non ci sarà invece il ministero delle Riforme: Marcello Pera verrà dirottato alla presidenza della commissione Bicamerale. Quella dedicata, secondo i piani di Meloni, al presidenzialismo.
 

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