Ticket sanitario, Conte frena: sì a rimodulazione sul reddito ma spalmata nel tempo

Ticket sanitario, Conte: rimodulazione in base al reddito non è in agenda
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Mercoledì 2 Ottobre 2019, 19:51 - Ultimo aggiornamento: 21:55

Ticket sanitario, la rivoluzione dovrà aspettare. La rimodulazione in base al reddito sarà un progetto che potrà avere un arco temporale di mesi o anni. È un continuo stop and go il lavoro per la prossima legge di Bilancio, con ipotesi lanciate a mezzo stampa, e poi bloccate. O che fanno litigare i partiti anche al loro interno, come quella del Daspo per i commercialisti che certificano crediti falsi, su cui tra i 5S che l'hanno lanciata ci sono fazioni opposte. Ma è il premier Giuseppe Conte a frenare gli entusiasmi del ministro della Salute, Roberto Speranza, che aveva già pronto anche un ddl: il capitolo ticket, ricorda il premier, è programmato ma non «domattina», nell'arco «della legislatura» che «non scade a dicembre».

Ticket, si pagherà in base al reddito: cosa cambia con la proposta

La tabella di marcia vedrebbe quindi l'avvio della cancellazione del superticket, balzello aggiuntivo da 10 euro su specialistica e diagnostica, già con la manovra, e la riforma vera e propria più in là, da meditare con calma. Per pagare le cure in base al proprio reddito, le famiglie, insomma, dovranno aspettare. Rassicurate però, nelle intenzioni di M5S e Pd, che almeno l'Iva nel frattempo non aumenterà. Ma già è scattato un altro campanello d'allarme: tra le voci di 'lotta all'evasionè comparirebbe anche una stretta sul sommerso per colf e badanti che, è il rischio paventato dai datori di lavoro domestico, si tradurrebbe in costi per le famiglie.

«Sarebbe intollerabile fare cassa a spese delle famiglie», dice Assindatcolf, respingendo l'ipotesi, già ventilata in passato, di trasformarle in sostituti d'imposta, dovendo cioè versare le tasse per conto dei propri dipendenti. Il comparto, ricorda l'associazione «ha registrato all'Inps 850mila rapporti di lavoro ma stimiamo ce ne siano altrettanti in nero». Secondo il rapporto sul sommerso allegato alla Nota di aggiornamento al Def, però, anche tra chi risulta all'Inps ce n'è almeno un quarto (circa 221mila) che si collocano in modo «anomalo» sulla soglia della no tax area, attorno agli 8mila euro.

La chiave per fare emergere, anche per il fisco, il lavoro domestico, secondo Assindatcolf - che chiede un incontro al ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo - sarebbe invece quella della deduzione per le famiglie «così come accade per il costo del lavoro aziendale». In questo modo «si avrebbe interesse a dichiarare» per intero ore lavorate e retribuzione che, «per una badante convivente supera ampiamente la no tax area». In tema di detrazioni, però, sul tavolo del governo al momento ci sono altre simulazioni, utili a reperire risorse.

Non si toccheranno, assicura la titolare dell'Agricoltura Teresa Bellanova, le agevolazioni sul gasolio agricolo. Anche se i sussidi dannosi per l'ambiente restano nel mirino. Insieme a un primo intervento sulle tax expenditures. Da un lato, quindi, si pensano nuovi sconti per incentivare l'uso delle carte, in chiave anti-evasione, dall'altra si cerca di racimolare fondi, legando ad esempio le detrazioni al 19% (da quelle per le spese sanitarie alla palestra dei figli) ai pagamenti con moneta elettronica. Ma è sul tavolo anche l'idea di porre una soglia massima di reddito oltre la quale le detrazioni verrebbero proprio azzerate (si parla di 100mila o 300mila euro, fascia in cui si colloca, però, una percentuale esigua di contribuenti).

Ad agitare la maggioranza, comunque, resta il tema dell'Iva: alcune rimodulazioni, dicono in contemporanea sia il Dem Francesco Boccia sia la Cinque Stelle Laura Castelli, porterebbero più equità nel sistema. Entrambi citano l'Iva su pannolini ed assorbenti, che già si è tentato a più riprese, invano, di portare al 5%. Ricevendo, a sorpresa, la 'benedizionè di Matteo Renzi: «Se la rimodulazione dell'Iva è a costo zero, per esempio si abbassa l'Iva al pannolino, firmo anche io», dice l'ex premier. La parola, quindi, potrebbe passare al Parlamento, che, sottolinea la viceministro all'Economia «è libero di discuterne». 

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