Terza dose ai 40-60enni dal 1° dicembre. Per i sanitari avanza l'ipotesi obbligo

Terza dose estesa a chi ha da 40 a 60 anni. Per i sanitari avanza l'ipotesi dell'obbligo
di Mario Landi
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Mercoledì 10 Novembre 2021, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 15:25

Si allarga la platea degli italiani che riceveranno la terza dose della vaccinazione anti-Covid: dal primo dicembre, infatti, potranno essere immunizzati con la cosiddetta dose booster, utilizzando un vaccino a mRna, anche le persone tra i 40 ed i 60 anni per le quali siano trascorsi sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario con due dosi. Ad annunciare l'estensione della campagna è il ministro della Salute Roberto Speranza, che definisce la terza dose come «assolutamente strategica». 

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Terza dose, coinvolti 15 milioni

Da dicembre si aprirà dunque una nuova fase che vedrà coinvolti altri 15 milioni di italiani compresi in questa fascia anagrafica. «Con il confronto svolto - ha spiegato il ministro durante il question time alla Camera - annuncio che facciamo un ulteriore passo avanti.

La terza dose è strategica per la campagna vaccinale: siamo all'83,7% di persone che hanno completato il ciclo vaccinale ed il richiamo ad oggi è stato offerto a 2,4 milioni di persone». I 40-60enni si aggiungono dunque alle categorie per le quali la somministrazione della terza dose - sempre a 6 mesi dal ciclo vaccinale completo - è già iniziata, ovvero i soggetti immunocompromessi, i fragili, i sanitari, gli over60 e coloro che sono stati vaccinati con l'immunizzante monodose J&J. Un'altra novità potrebbe inoltre arrivare per il personale sanitario. 

Durante la Cabina di regia di oggi a palazzo Chigi, secondo quanto si apprende, Speranza ha infatti avanzato la proposta di estendere l'obbligo vaccinale per i sanitari anche per la terza dose. Per il momento è stata soltanto avviata la discussione nel governo, in vista di una successiva approvazione di una norma ad hoc, e in cabina di regia non sarebbero state mosse obiezioni alla proposta del ministro. Intanto, l'Europa si dota di un ulteriore vaccino anti-Covid, aumentando così le armi già a disposizione contro il virus SarsCoV2. Grazie al nuovo contratto che la commissione Ue ha stipulato con l'azienda farmaceutica francese Valneva, sarà possibile l'acquisto di 27 milioni di dosi del vaccino VLA2001 per il 2022. Il contratto prevede la possibilità di adattare il vaccino di Valneva a nuove varianti e consente agli Stati membri di ordinare fino a 33 milioni di dosi aggiuntive nel 2023. Si tratta dell'unico vaccino anti-Covid a virus inattivato in Europa, ed è costituito da particelle virali intere inattivate di SarsCoV2. 

L'obiettivo generale resta dunque quello di incentivare ulteriormente le campagne vaccinali nei Paesi membri, anche a fronte dell'impennata di casi in varie nazioni. Per questo, particolare importanza avrà anche la vaccinazione dei bambini più piccoli dai 5 agli 11 anni una volta che l'Agenzia europea dei medicinali Ema avrà completato la valutazione già avviata del vaccino Pfizer per i bimbi, con una pronuncia attesa per dicembre. Ed oggi l'Ema ha annunciato di aver iniziato la valutazione anche della domanda presentata dall'azienda Moderna per ottenere il via libera all'uso del proprio vaccino anti-Covid Spikevax per i bambini tra 6 e 11 anni. E Proprio Spikevax è al centro dell'attenzione in Germania, dove la commissione per i vaccini Stiko ha consigliato alle persone sotto i 30 anni di vaccinarsi solo con l'immunizzante Pfizer-Biontech. Stando agli esperti della commissione indipendente, che generalmente adotta una linea più cauta rispetto al governo tedesco, negli under30, maschi e femmine, sono infatti stati osservati più casi di pericardite e infiammazioni dei muscoli cardiaci dopo la somministrazione di Moderna. Quanto alla pillola antivirale di Merck (molnupiravir) - sul cui uso in emergenza è attesa la pronuncia dell'Agenzia italiana del farmaco - sembra non preoccupare l'ipotesi avanzata nei giorni scorsi che possa provocare l'insorgenza di nuove varianti del virus. Un articolo di Science getta infatti acqua sul fuoco dopo che, sulle pagine di Forbes, William A. Haseltine, scienziato e imprenditore, ha espresso preoccupazione sulla possibilità che il meccanismo d'azione dell'antivirale possa selezionare nuove mutazioni del virus SarsCoV2. Il pericolo, secondo Science, è al momento solo teorico.

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