Tav, oggi il voto sull'Alta Velocità. Salvini: «Elezioni? Si saprà prima di settembre»

Tav, oggi il voto sull'Alta Velocità. Salvini: «Elezioni? Si saprà prima di settembre»
di Alberto Gentili
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Mercoledì 7 Agosto 2019, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 11:02

Oggi, in Senato, andrà in scena la dimostrazione plastica dell'incompatibilità e incomunicabilità tra 5Stelle e Lega. Nella stessa Aula entrerà Matteo Salvini per dire sì alla Tav, votando le mozioni di Pd, FI, Fratelli d'Italia e +Europa. E ci sarà anche il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che accorrerà per dire no all'Alta velocità. Quella Torino-Lione che un paio di settimane fa il premier Giuseppe Conte ha definitivamente sdoganato. Parole di Salvini: «Toninelli non è all'altezza di gestire le infrastrutture di un Paese come l'Italia». E oggi probabilmente ne chiederà ufficialmente la testa.
Il leader della Lega sembra divertirsi a tenere alta la tensione e a minacciare Luigi Di Maio di spedirlo a elezioni anticipate. Verso sera da Arcore, mentre è riunito a Roma il Consiglio dei ministri, rilancia la minaccia: «Se ci saranno le elezioni? Lo vedremo a breve. A settembre? No, anche prima...». Immediata la risposta dei 5Stelle: «Mentre il governo è riunito per approvare decreti importanti che daranno sostegno a imprese e lavoratori, il ministro fa comizi ad Arcore. E' assurdo».

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In serata tenta di gettare acqua sul fuoco il premier Conte che frena le tentazioni leghiste di aprire un caso e sostenere la tesi secondo cui la mozione no-Tav che il M5s si appresta a votare sarebbe una sfiducia nei suoi confronti: «La votazione sulla mozione-Tav in programma domani al Senato - afferma palazzo Chigi - non prefigura in alcun modo un sindacato sull'operato del governo né tantomeno sull'operato del presidente del Consiglio».
Tant'è ma nel Pd c'è chi, come Carlo Calenda, che punta alla crisi dei giallo-verdi, corre a proporre di non votare contro la mozione dei 5Stelle ritrovandosi d'accordo con Benedetto Della Vedova. Ma Di Maio garantisce: «La mozione impegna il Parlamento, non il governo. Non vedo cosa c'entri l'esecutivo». Non la pensa così la vicesegretaria del Pd, Paola de Micheli: «Conte non può fare lo struzzo, se il governo non dovesse esprimersi in Aula ci sarà solo una cosa da fare un minuto dopo il voto della mozione di Di Maio: recarsi al Colle» per dimettersi.
Di certo, c'è che in Senato il partito più forte è quello contro le urne. Così, con ogni probabilità, oggi verrà bocciata la mozione grillina con il contributo di Lega, Forza Italia, Pd, Fdi, +Europa, etc. E verranno approvati i documenti pro-Tav dei quattro partiti d'opposizione. «Voteremo qualsiasi mozione che sostenga le infrastrutture», assicura Salvini e conferma il capogruppo leghista Massimiliano Romeo. Per le 9 è convocata la seduta del Senato per esaminare le sei mozioni, dopo l'annuncio di Conte di proseguire con i lavori lasciando comunque al Parlamento l'ultima parola.

IL TESTO GRILLINO
Un'intenzione che i 5Stelle non hanno lasciato in sospeso, presentando un documento che «delibera di avviare, in sede parlamentare, un percorso immediato volto a promuovere l'adozione di atti che determinino la cessazione delle attività relative al progetto per la realizzazione» della Tav. Ma la mozione non ha placato l'ira dei No-Tav: «E' una presa per i fondelli».

IL FRONTE OPPOSTO
Contro il testo 5Stelle, almeno questa è la linea prevalente, voteranno Pd, Forza Italia, Fdi, +Europa che dovrebbero essere quindi regolarmente presenti in Aula, dopo che nelle ultime ore si era parlato di un possibile forfait delle opposizioni per far deflagrare le contraddizioni all'interno della maggioranza.
A favore della mozione 5Stelle dovrebbero votare anche senatori di altri gruppi, come Tommaso Cerno del Pd, Loredana De Petris di Leu, prima firmataria di una mozione che impegna il governo «a non procedere alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione e finanziare il trasporto pubblico». Un documento che ha raccolto le firme anche di Maurizio Buccarella, Paola Nugnes, Saverio De Bonis, Carlo Martelli e Francesco Laforgia. In pratica quindi ai 107 voti M5S se ne potrebbero sommare altri sette, arrivando così a 114. Troppo pochi comunque per sostenere il confronto dei voti di Lega, Pd, Fdi che sulla carta contano su circa 130 senatori, cui probabilmente si aggiungeranno Emma Bonino, prima firmataria di una sua mozione, sottoscritta anche da Riccardo Nencini, Pier Ferdinando Casini e Mario Monti.
 

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