Tav, Salvini: «O si fa o referendum». Conte riduce l'opera, M5S spaccati

Tav, Salvini: «O si fa o referendum». Conte riduce l'opera, M5S spaccati
di Marco Conti
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Venerdì 1 Marzo 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 12:13

In surplace sulla Tav come sull'autonomia. Melina sulla legittima difesa come sul codice degli appalti. Di rinvio in rinvio aspettando le elezioni europee e, perchè no, anche quelle di fine mese in Basilicata. Anche se a palazzo Chigi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte freme e cerca in tutti i modi di accelerare progetti e decreti, la maggioranza segna il passo. Scacciare l'incubo del segno meno sulla crescita diventa sempre più difficile mentre il nervosismo aumenta.

IL TUNNEL
La Tav è il convitato di pietra di ogni vertice e riunione. Lo è stata anche nel consiglio dei ministri di ieri sera - assente Di Maio - con il ministro Toninelli a chiedere a Conte di organizzare un nuovo incontro. Anche se si cerca in ogni modo di oscurare l'argomento, sul tunnel della Torino-Lione la spaccatura è pesante e Salvini e Di Maio faticano a tenere buone le rispettive tifoserie. Il ministro Toninelli per la seconda volta in pochi giorni promette che la questione verrà risolta «in sette giorni», mentre si scopre che il premier ha chiesto alla contestata commissione costi-benefici del professor Marco Ponti, un supplemento di analisi che sarebbe stato già consegnato: l'obiettivo è ridurre l'opera. Nel frattempo i bandi Telt partono.

«Così il cronoprogramma viene rispettato», assicura il sottosegretario leghista alla Infrastrutture Edoardo Rixi. «Se non si blocca subito l'opera lascio il M5S e mi porto via anche il simbolo», sostiene il senatore piemontese M5S Alberto Airola, sostenuto da Beppe Grillo. Due posizioni opposte. A conferma che la mediazione escogitata da Conte e Di Maio - via ai bandi e se ne riparla dopo le Europee - non sembra bastare alla base grillina come a quella leghista.

Il vertice delle frappe di mercoledì sera a palazzo Chigi - Conte, di Maio, Salvini, non sembra aver risolto nulla, o quasi. Anche sulle nomine, dove sinora si era trovata sempre la quadra, predominano i veti. Quindi, come spiegava ieri lo stesso Conte entrando a palazzo Chigi, meglio «studiare» ancora anche se «essere a buon punto» significa non essere arrivati. Tempi lunghi anche per la riforma del codice degli appalti così come per il decreto sblocca cantieri. Ma se per il primo occorrerà attendere un paio d'anni - questo il tempo chiesto nella legge delega - per il decreto l'attesa è di una settimana. Almeno così spera il premier. «Accelerare» e «aprire cantieri» è il mantra che si ascolta in questi giorni a palazzo Chigi dove Conte vorrebbe avere dai due soci di maggioranza un po' di mano libera. Al consiglio dei ministri di ieri sera si è discusso soprattutto di questo e di un pacchetto di leggi delega che dovrebbero trasferire a palazzo Chigi una buona dosi di competenze che nel dettaglio vengono solitamente affrontate in Parlamento.

Una potente cabina di regia che dovrebbe «semplificare» in settori quali l'energia, agricoltura, ambiente, urbanistica ed edilizia. Una corsa contro il tempo mentre crescono i timori per l'economia italiana che segna il passo e che ieri ha spuntato una nuova bocciatura. Dopo Fitch e la stroncatura di Bruxelles, stavolta tocca a Moody's prevedere «crescita debole» a «causa dell'incertezza politica». E che non serva un'agenzia di rating per definire incerto il governo, lo si desume dal nervosismo che serpeggia nella Lega che ora non esclude la possibilità che sulla Tav - o mini Tav - si possa svolgere un referendum in Piemonte, magari in concomitanza con le elezioni regionali e le europee.

LO SCONTO
Una sorta di aut-aut leghista che si salda con la voglia di Salvini di usare la Torino-Lione in campagna elettorale contro l'alleato. Al punto che il leader della Lega vorrebbe che il centrodestra candidasse in Piemonte l'imprenditore Paolo Damilano e non l'azzurro Alberto Cirio, anche per non ritrovarsi con il fuoco amico di FI che sul tema già non fa sconti. «Se Conte aspetta ancora un pò saranno gli elettori piemontesi a spiegargli per filo e per segno» la Tav. Una profezia, quella dell'azzurro Osvaldo Napoli, che potrebbe però riguardare anche la Lega qualora non riuscisse a salvare un cantiere da 50 mila posti di lavoro.

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