Caos Tav, Toninelli vieta l'audizione alla Camera

Caos Tav, Toninelli vieta l'audizione alla Camera
di Alberto Gentili
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Giovedì 31 Gennaio 2019, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 17:33

Tav bloccata e maggioranza paralizzata. Lo scontro tra 5Stelle e Lega sull'Alta velocità Torino-Lione esplode anche in Parlamento. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli vieta a Marco Ponti, il presidente della commissione incaricata di analizzare i costi e i benefici dell'opera, di essere ascoltato alla Camera.
E, sempre a Montecitorio, il voto sulle mozioni pro-Tav presentate da Pd e Forza Italia slitta a metà febbraio. La ragione: grillini e leghisti non sono stati in grado di raggiungere un'intesa sulla mozione di maggioranza. «Partiamo da posizioni inconciliabili, la sintesi è praticamente impossibile», riferisce una fonte che ha partecipato alla trattativa. In questo caos, domani Matteo Salvini andrà al cantiere di Chiomonte in Val di Susa per dire: «L'Alta velocità va fatta». Oltre a portare solidarietà agli agenti «oggetto di violenze» da parte dei No-Tav sostenuti per anni dai 5Stelle. Beppe Grillo in testa.

Tav, scontro sulle cifre. Toninelli: «I conti di Salvini sono sbagliati»
A tenere banco ieri è stata la decisione di Toninelli di vietare a Ponti di essere ascoltato dalla commissione Trasporti della Camera. Il presidente leghista, Alessandro Morelli, il 19 gennaio aveva udito Paolo Foietta, commissario straordinario per l'Alta velocità. Poi, su sollecitazione del presidente della Camera Roberto Fico, noto per la sua posizione contraria alla Tav, aveva convocato il tecnico di Toninelli. Ma il ministro ha imposto lo stop e Morelli non l'ha presa bene. Anzi. Ha subito scritto a Fico per stigmatizzare il comportamento dell'esponente grillino e in casa Lega si parla di «situazione comica, se non grottesca». Spiegazione: «Toninelli ha paura che venga nota l'analisi costi-benefici ormai ferma da mesi al ministero dei Trasporti. Teme la reazione del Paese...».

LE GIUSTIFICAZIONI
Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha provato a spiegare il suo no in una lettera a Morelli. Il senso: prima di poter rendere pubblica l'analisi costi-benefici di Ponti, questa deve essere condivisa con il governo francese e con la Commissione europea. «Questo passaggio avverrà entro la prima metà di febbraio». «Un altro rinvio, un altro modo per prendere tempo», hanno ringhiato i leghisti, mentre Pd, Forza Italia e FdI sono partite all'attacco. «Toninelli nasconde la fantomatica analisi perché ha paura della democrazia e della verità», ha tuonato Maurizio Lupi. «Forse siamo davanti a un segreto di Stato», hanno ironizzato Claudio Pedrazzini (FI) e Raffaella Paita (Pd).
C'è però anche di più. A un certo punto si diffonde la notizia che domani, nelle stesse ore in cui Salvini sarà al cantiere di Chiomonte, la ministro francese ai Trasporti Elisabeth Borne avrà da Toninelli l'ormai ricercatissima e fantomatica analisi di Ponti. Ma il ministro corre a smentire, finendo per smentire se stesso, visto che nella lettera a Morelli aveva detto che il dossier sui costi-benefici sarebbe stato condiviso prima con la Francia e soltanto dopo illustrato in Parlamento.

LA RIVOLTA DEL NORD
In tutto questo, il mondo imprenditoriale del Nord è in rivolta. Incontrando il premier Giuseppe Conte, il presidente dell'Assolombarda Carlo Bonomi non ha fatto giri di parole: «Non solo noi, ma anche tutte le altre associazioni di impresa e l'opinione pubblica chiede di sbloccare la Tav e le altri grandi opere pubbliche». Conte, immobilizzato dai 5Stelle, non ha potuto far altro che dribblare la questione, promettendo «entro metà febbraio un pacchetto di diversi miliardi per mettere in sicurezza le infrastrutture e il territorio». Che altro non è che l'ormai famoso piano straordinario di manutenzione delle reti di trasporto esistenti tanto caro a Toninelli & C.

 

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