LE MOSSE
La strategia del M5S, a partire dal suo capo politico, si basa sull’unità del gruppo e sulle critiche velate, ma non troppo al premier Conte. «Il suo discorso sui costi del no - fanno trapelare autorevoli fonti parlamentari grilline - sembra quello che fanno nel Pd, insomme parole dem». Fabiana Dadone, deputata e probivira del M5S, è stata ancora più esplicita: «Sulla Tav c’è stato il primo errore politico di Conte. L’analisi costi benefici ha consegnato un verdetto pesante: il Tav non conviene. Non comprendo quindi le parole del presidente del Consiglio Conte perché alla luce di una modifica degli stanziamenti Ue non viene pubblicata ulteriore analisi costi benefici dell’opera. Il presidente avrebbe dovuto motivare meglio le scelte personali e con modi consoni alle istituzioni». Il dato di fondo è che, come spiega il senatore Michele Giarrusso, «questa è la nostra Caporetto».
Di Maio sa benissimo che, nonostante l’annuncio di un voto alle Camere, la faccenda è destinata a trascinarsi avanti per sempre. Rimanendo come un’onta sulle giacche dei grillini. Ecco perché la base (e non solo) spinge per soluzioni drastiche. Come appunto la rottura con Salvini e la crisi di governo. Un timore che abita anche nelle stanze del giovane capo dei pentastellati. Tanto che su questo punto risponde netto: «Se vogliamo dargliela vinta, va bene. Se non vogliamo tagliare i parlamentari a settembre, apriamo la crisi. Se vogliamo fare in modo che aprendo la crisi ci troviamo un nuovo governo tecnico o politico che comincia a fare non solo opere inutili ma il nucleare o gli inceneritori che non noi non si faranno mai, apriamola pure».
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