Tassa di successione, Draghi gela Letta: «Dare soldi, non prenderli». Il leader Pd: dote ai 18 col prelievo sull'eredità

Tassa di successione, Draghi gela Letta: «Dare soldi, non prenderli». Il leader Pd: dote ai 18 col prelievo sull'eredità
di Alberto Gentili
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Venerdì 21 Maggio 2021, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 09:53

L'idea di Enrico Letta in sé non suona male: aiutare la generazione-Covid e dare ai ragazzi dai 13 ai 17 anni (di famiglie con reddito medio-basso) una dote di 10 mila euro al compimento del diciottesimo compleanno, da usare per casa, istruzione, piccola imprenditoria. Ma il segretario del Pd, contravvenendo a un decennio di parole d'ordine dem come «non siamo il partito delle tasse», per finanziare questa dote propone di colpire le fasce abbienti. Di introdurre aliquote progressive fino al 20% su eredità e donazioni oltre i 5 milioni di euro. Risultato: viene stoppato da Mario Draghi, sommerso dai fischi degli alleati e avversari. E fa venire mal di pancia a una fetta del suo partito.

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Tutto comincia con un tweet di Letta poco dopo pranzo con cui lancia l'idea di... sinistra: «Su 7 del Corriere lancio la proposta di una dote per i diciottenni. Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro), ma chiedendo all'1% più ricco del Paese di pagarla con la tassa di successione».
La proposta del segretario del Pd dopo poco va però a sbattere contro il portone di palazzo Chigi. Draghi, in una conferenza stampa dedicata al decreto sostegni, mette a verbale: «Non abbiamo mai parlato di una tassa di successione sui grandi patrimoni per finanziare le politiche a favore dei giovani. Questo non è però il momento di prendere i soldi dai cittadini, ma di darli». E poi, visto che c'è, il premier affronta altri due nodi politici. Il primo è il Quirinale, per il quale è stato candidato da Matteo Salvini: «Trovo estremamente improprio, per essere gentile, che si discuta del capo dello Stato quando è in carica. L'unico autorizzato a parlare del capo dello Stato è il Presidente della Repubblica». Il secondo, le divisioni nella maggioranza: «Le visioni e i punti di vista sono diversi su tante cose. Varie volte mi hanno chiesto: Come pensi di farcela?. Insomma, abbastanza spesso ce l'ho fatta e stavolta ce la farà il governo». Occorre «avere fiducia nel Parlamento invece che guardare alle diversità di opinioni in Parlamento come a un ostacolo».
Lo stato maggiore dem del Nazzareno non prende bene la stroncatura di Draghi. «La proposta del Pd è dare ai giovani, che non hanno avuto nulla o troppo poco.

Presidente Draghi, la tassa di successione c'è nei Paesi più avanzati, la propone il Fmi. Tassare l'1% più ricco, che eredita milioni di euro o li riceve in dono, non è prendere: è restituire alla società», replica piccato il vicesegretario Beppe Provenzano. E fonti del Nazareno aggiungono: «Nel pieno sostegno del governo, il Pd continuerà a portare avanti le sue battaglie sui diritti sociali e civili. Questo fa un grande partito progressista».

«230 MILA BENEFICIARI»
Letta, sostenuto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e da tanti big del partito, per evitare lo scontro si limita invece a difendere la sua idea: «In un mercato del lavoro basato sulla precarietà, i giovani sono la parte più bistrattata e colpita dalla pandemia. I giovani, frustrati, disillusi e in difficoltà, devono avere risposte. Per questo abbiamo proposto la dote ai diciottenni». Che sarebbero 280mila l'anno (la metà dei diciottenni italiani). Il costo della misura: 2,8 miliardi annui che verrebbero finanziati, appunto, portando al 20% l'aliquota massima di tassazione per le eredità e le donazioni tra genitori e figli superiori ai 5 milioni di euro, mantenendo la franchigia di un milione di euro.
Ma una parte del Pd non applaude. Anzi. Andrea Marcucci, ex capogruppo in Senato, prima dice di condividere «totalmente» la risposta di Draghi. Poi aggiunge: «La tassa di successione è particolarmente e giustamente odiata dagli italiani, inoltre non è certo questo il periodo per aumentare le imposte, seppur a fin di bene». E un alto esponente dem rincara la dose: «Come fa Enrico a uscire con una proposta del genere senza averla condivisa prima con il partito? Qui rischiamo di passare come il partito delle tasse».
Salvini non perde l'occasione per attaccare l'odiato alleato di governo: «Sono allucinato, quel genio di Letta lancia la tassa di successione. Ma Draghi l'ha fermato come un grande libero, alla Baresi. Se c'è una cosa di cui l'Italia non ha bisogno sono nuove tasse, il Pd si rassegni». Sulla stessa linea Forza Italia con Antonio Tajani e perfino Giorgia Meloni plaude al premier. Dal Nazareno però insistono. E spiegano: «Oggi le aliquote sulla tassa di successione sono al 4% in Italia, 30% in Germania, 34% in Spagna, 40% in Gran Bretagna e 45% in Francia. E gli italiani chiamati a finanziare la misura sarebbero l'1%».

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