Tajani, missione Turchia: «Patto per il Mediterraneo». Asse su Libia e migranti

Il ministro degli Esteri vola ad Ankara per incontrare il suo omologo Cavusoglu

Tajani, missione Turchia: «Patto per il Mediterraneo». Asse su Libia e migranti
di Andrea Bulleri
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Venerdì 13 Gennaio 2023, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 00:26

Un «patto» coi Paesi del Mediterraneo. Per stabilizzare la Libia, tra i principali punti di partenza delle carrette del mare, e mettere un freno al traffico di esseri umani verso l’Europa. Eccolo, il piano a cui lavora il ministro degli Esteri Antonio Tajani per diminuire la pressione dei flussi migratori irregolari in direzione dell’Italia. Un accordo per promuovere un dialogo tra le autorità di Tripoli e quelle Bengasi, che coinvolga i principali player della regione. A cominciare da Egitto, Tunisia (dove Tajani sarà con ogni probabilità la prossima settimana) e – soprattutto – dalla Turchia

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Non a caso è da Ankara che ieri è cominciato il giro di colloqui mediterranei del titolare della Farnesina, che dopo Tunisi toccherà quasi certamente anche il Cairo. Il faccia a faccia con il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu è durato circa un’ora, durante la quale cui i due ministri degli Esteri hanno ribadito la «visione comune» di Italia e Turchia su molte sfide. Dalla questione dell’immigrazione clandestina, in primis lungo la rotta balcanica, fino al futuro della Libia, dove da oltre un anno non si riesce trovare un accordo sulla convocazione di nuove elezioni, che avrebbero dovuto svolgersi nel dicembre 2021 e che invece sono slittate a data da destinarsi.


IL NODO LIBIA
Tajani ne è convinto, e la sua linea è quella di tutto il governo: stabilità in Libia vuol dire stabilità per tutto il Mediterraneo. Per questo, sottolinea il vicepremier, con Ankara bisogna «lavorare insieme» per far sì che si arrivi a un voto «che permetta al Paese di governarsi». Perché è solo arrivando a una soluzione per Tripoli che si potranno «ridurre i flussi migratori» sulla rotta mediterranea. È «la priorità», ripete Tajani durante la conferenza stampa con Cavusoglu. Ecco perché, annuncia, con la Turchia verranno sviluppate nuove «azioni congiunte», di cui si tornerà a discutere nel dettaglio lunedì, quando ad Ankara arriverà il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ed è per lo stesso motivo, aggiunge Tajani, che «ho invitato a Roma l’inviato speciale dell’Onu in Libia», Abdulaye Bathily, «perché le Nazioni unite partecipino» a questa strategia: «L’Italia non può permettere che il Mediterraneo si trasformi in un cimitero di migranti», mette in chiaro il vicepremier (che intende organizzare una missione in Libia non appena i tempi saranno maturi). 


Per questo motivo Roma vuole farsi promotrice di un «patto» tra i Paesi che affacciano sul nostro mare. Un «patto del Mediterraneo», la riassume il numero due del governo Meloni: sulla Libia «non sarà un percorso facilissimo, spero una questione di mesi», osserva Tajani, «Ma la risposta avuta da Ankara, intanto, è stata positiva». Di fatto, spiegano dalla Farnesina, si tratterà di «favorire un coordinamento» tra Egitto e Turchia, coinvolgendo anche gli altri soggetti interessati, per favorire un accordo tra Tripoli e Bengasi. «Non ci sarà una nostra mediazione, perché i due Paesi sono capaci di parlarsi da soli se lo vogliono», la precisazione. «Ma noi abbiamo tutto l’interesse a discutere con loro e con tutti i partner del Mediterraneo su temi come la sicurezza e il nostro spazio comune». È la linea degli Stati Uniti, ribadita dal capo della Cia William Burns, atterrato in Libia proprio per cercare una quadra tra le autorità dell’Est e dell’Ovest sull’assetto politico del Paese. 


BALCANI E UCRAINA
Ma il vertice con Cavusoglu si concentra anche sui Balcani, teatro di una ripresa dei flussi migratori irregolari che la Turchia gioca un ruolo chiave nel contrastare. E poi l’Ucraina. «Roma – dichiara il ministro degli Esteri – sostiene gli sforzi negoziali di Ankara per risolvere il conflitto»: «La Turchia può fare la differenza a livello diplomatico». Ad esempio sulla delicata situazione di Zaporizhzhia, dove la priorità è «evitare che la zona della centrale diventi un campo di battaglia». «Abbiamo sostenuto le sanzioni europee contro la Russia, ma vogliamo la pace, una pace giusta», afferma Tajani. E su questo punto con la Turchia «c’è identità di vedute». Un tema, quello del conflitto in Ucraina, che potrebbe non essere così slegato dal nodo migranti. Perché c’è chi ritiene che l’attivismo del governo sul fronte della politica estera (a cominciare dalla prossima visita di Meloni in Algeria, e poi l’annunciato viaggio a Kiev) potrebbe tradursi con una richiesta all’alleato Usa di una maggior presenza nel Mediterraneo. A palazzo Chigi ne sono convinti: è dalla stabilità di tutta la regione mediterranea che bisogna partire se si vuol provare a mettere un freno ai viaggi della speranza verso l’Italia. 

 

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