Taglio dei parlamentari, l'incognita referendum appesa alla nuova legge elettorale

Taglio dei parlamentari, l'incognita referendum appesa alla nuova legge elettorale
di Alberto Gentili
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Martedì 8 Ottobre 2019, 19:23

La Costituzione, all'articolo 138,  parla chiaro: se una riforma che modifica la Carta non è approvata in seconda lettura da una maggioranza dei due-terzi, entro tre mesi è possibile promuovere il referendum confermativo. E a promuoverlo possono essere 5 consigli regionali, 500mila elettori o 1/5 dei parlamentari. Ebbene, dopo il voto plebiscitario della Camera, dove ci sono stati appena 14 "no" e 2 astenuti, è difficile che la minaccia di Roberto Giachetti di raccogliere le firme tra i parlamentari per promuovere la consultazione diventi concreta. E appare altrettanto difficile che ci sia qualche comitato promotore che raccolga le 500mila firme per bocciare una riforma che, in base ai sondaggi, è molto apprezzata dall'opinione pubblica. Più facile è che si facciano avanti 5 Consigli regionali che, a causa degli effetti distorsivi che ha il taglio della rappresentanza nelle Regioni più piccole, potrebbero decidere di opporsi alla sforbiciata degli onorevoli. Ma anche questo epilogo appare improbabile.

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Ma da qui a dire che il referendum non si celebrerà in primavera, ce ne corre. Tutto dipende da quale sarà, se si farà, l'accordo tra 5Stelle, Pd, Italia Viva e Leu sulla legge elettorale. Se l'intesa di maggioranza, che appare orientata a virare verso una legge proporzionale con uno sbarramento tra il 3 e il 5% cancellando la quota maggioritaria presente nel Rosatellum, dovesse essere del tutto sgradita a Matteo Salvini e Giorgia Meloni (più difficilmente a Silvio Berlusconi che, a dispetto degli annunci recenti, è un fiero sostenitore del proporzionale), a quale punto Lega e Fdi potrebbero decidere di innescare la miccia del referendum confermativo. Ma si capirà solo a dicembre, quando la maggioranza tirererà le somme di una trattativa che attualmente è una sorta di fiume carsico.  

 

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