Svolta per i vescovi il Papa sceglie Zuppi «Uomo di dialogo», alla Cei applicherà il "metodo di Bologna"

Svolta per i vescovi il Papa sceglie Zuppi «Uomo di dialogo», alla Cei applicherà il "metodo di Bologna"
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 25 Maggio 2022, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 10:07

CITTÀ DEL VATICANO Il nuovo presidente dei vescovi italiani si presenta così: «Sono don Matteo», con una semplicità quasi spiazzante. Il cardinale Zuppi che dal 2015 è anche arcivescovo di Bologna, ieri ha ottenuto la maggioranza alla seconda votazione, raggiungendo 108 voti e confermando così gli orientamenti della vigilia.
Alle primarie della Cei è apparso chiaro già alla prima tornata che si trattava del candidato forte, quello che poteva unire l'episcopato, il favorito in assoluto rispetto agli altri due nomi della terna che è stata poi trasmessa a Papa Francesco. Gli altri due nomi erano il cardinale Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena che ha avuto 41 voti e il siciliano Raspanti, una ventina. Poco dopo Papa Francesco ha accelerato le procedure di nomina, annunciando il suo arrivo al timone della Conferenza episcopale.
METODO
Chi conosce bene questo prete di strada che si è fatto le ossa in gioventù, durante gli anni della contestazione giovanile, girando per le periferie in blue jeans e maglietta, ad insegnare e portare aiuti alle baraccopoli della cintura romana, attesta che il suo tratto distintivo è una coerenza personale tra il predicato e il vissuto che lo ha reso credibile nelle varie tappe della sua vita. Don Matteo - anche a capo della Cei - continuerà a lavorare con lo stesso metodo applicato con successo in questi anni a Bologna, tra le sedi più difficili di tutta Italia, da sempre profondamente segnata da una dicotomia tra cattolici progressisti e cattolici conservatori, da un clero reattivo e un tessuto politico assai vivace. Il «metodo bolognese» di don Matteo basato sull'ascolto, sull'assenza di pregiudizi e sulla concretezza della vita quotidiana lo hanno fatto diventare in poco tempo un punto di riferimento.
Pensare che quando nel 2015 fu spedito da Papa Francesco a sostituire il cardinale conservatore Carlo Caffarra, nella sede storica di San Petronio che fu di Lercaro, Poma e Biffi, nulla sembrava scontato. Zuppi dovette far fronte ai maldipancia di diversi parroci scettici per l'arrivo di un prete romano e per giunta appartenente ad uno dei movimenti internazionali più influenti, Sant'Egidio. Con il tempo però la coerenza personale, la politica delle porte sempre aperte, la totale disponibilità al confronto ha ribaltato la situazione. Oggi a Bologna guai a chi tocca don Matteo.
E anche la sua scelta iniziale di abitare nella Casa del clero condividendo la mensa con i sacerdoti anziani si è rivelata una mossa vincente per la buona riuscita della sua missione.
Le sue prime parole da presidente della Cei sono andate ai cardinali Camillo Ruini e Angelo Bagnasco, ai quali renderà visita: «Lo faccio per la loro storia» come a dire che la Chiesa italiana se vuole uscire dalle secche deve mantenere una visione di continuità nella fede restando saldamente ancorata al cammino di riforme basato sulla maggiore inclusione dei laici, delle donne, delle periferie esistenziali, delle grandi sfide legate al post pandemia.
EUROPA
«In queste settimane, questi mesi terribili non dimentichiamo anche tutti gli altri pezzi delle altre guerre, anche quelle mondiali. È in questa sfida che si colloca il cammino della Chiesa italiana». Il primo nodo che Zuppi dovrà sciogliere riguarda l'istituzione di una commissione indipendente per valutare il fenomeno degli abusi, una piaga sulla quale la Cei finora ha cercato di evitare.
ORIZZONTI
Nel prossimo quinquennio cosa cambierà? Sicuramente don Matteo applicherà a livello nazionale il «metodo di Bologna» per far guadagnare terreno a una Chiesa divenuta quasi irrilevante. Il suo pensiero d'azione è racchiuso nella bellissima omelia che pronunciata davanti al feretro del suo amico David Sassoli. Riletta oggi sembra una road map. In prima linea pone le Beatitudini: «Il Vangelo ci parla di Beatitudine. Attenzione non è diversa dalla felicità umana, anzi è proprio quella che tutti cerchiamo». Nessuno escluso. Significativo il messaggio di Yassin Lafram, presidente dell'Ucoi: «Don Matteo per Bologna è stata una benedizione per tutti noi e lo è sicuramente anche la sua nomina a capo della Cei».

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