Super green pass sul lavoro: il rebus controlli e il nodo della sostituzione dei lavoratori sospesi

Difficile rimpiazzare i dipendenti No vax

Super green pass sul lavoro: il rebus controlli e il nodo della sostituzione dei lavoratori sospesi
di Francesco Bisozzi
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Mercoledì 5 Gennaio 2022, 14:22 - Ultimo aggiornamento: 14:33

Il super green pass sul lavoro agita le imprese. La norma sul certificato verde rafforzato per i dipendenti pubblici e privati, autonomi compresi, da giorni oggetto di riunioni fiume del governo, potrebbe essere introdotta nelle prossime ore, ma le aziende chiedono di prevedere un periodo di tolleranza più o meno ampio prima che diventi operativa a tutti gli effetti. Obiettivo: permettere a chi ancora non è vaccinato di mettersi in regola. In questo modo si garantirebbe la continuità produttiva.

Non solo. Fari accesi pure sulla disposizione contenuta nel decreto legge 127/2021, quello che a settembre ha varato le misure per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo del Green pass, in base alla quale oggi le aziende con meno di 15 dipendenti possono attivare contratti a termine di 10 giorni, rinnovabili per una volta, al fine di sostituire il personale assente. Disposizione che ha suscitato fin qui non poche difficoltà interpretative, a dirla tutta, e che adesso le imprese chiedono di migliorare e, in caso di obbligo di Super Green pass sul lavoro, di estendere anche alle realtà con 15 dipendenti e oltre.  Così anche il segretario generale di Confesercenti Mauro Bussoni: «Condividiamo la scelta del Green pass rafforzato per tutti lavoratori se questo servirà a lasciare le attività aperte, ma in caso non sarà un passaggio indolore e ci saranno problemi nella sostituzione del personale, già decimato dalle quarantene».


Il rischio che con l'arrivo del certificato verde rafforzato sul lavoro le aziende si ritrovino senza personale sufficiente dunque esiste.

Del resto, stando alle stime, sono circa 2,5 milioni i lavoratori del settore privato attualmente sprovvisti del passaporto verde, al lordo di quelli che non possono vaccinarsi perché affetti da patologie incompatibili con i farmaci anti-Covid.


Gli statali - Meno drammatica la situazione nel pubblico impiego, dove già due terzi del personale (tra sanità, scuola e forze dell'ordine) è già soggetto di fatto all'obbligo vaccinale. L'eventuale introduzione del super green pass negli uffici pubblici andrebbe dunque a impattare solo su un milione circa di statali, di cui circa il 90-95 per cento sarebbe già vaccinato. Finora chi non risulta immunizzato se l'è cavata imboccando la strada del tampone antigenico ogni 48 ore. Una scorciatoia che il governo vuole chiudere per spingere i no vax a cambiare idea: le sanzioni per chi si oppone al vaccino oggi prevedono la sospensione dal lavoro e la perdita dello stipendio e in caso di Super Green pass esteso a tutto il mondo del lavoro dovrebbero restare le stesse. Fin qui nel privato le aziende hanno fatto ricorso principalmente ai controlli a campione per verificare che i propri dipendenti fossero effettivamente in possesso del certificato verde, nella versione base (con tampone) o premium (quella per vaccinati e guariti). E non è escluso che in molti abbiano approfittato delle verifiche non proprio a tappeto per continuare a lavorare pur senza essere in possesso dell'indispensabile lasciapassare. Al contrario l'eventuale passaggio al super certificato verde nei luoghi di lavoro semplificherebbe non poco i controlli, rendendoli a prova di No vax e No pass.


Lo smart working - Un'altra scappatoia verrebbe meno con l'obbligo di Super Green pass sul lavoro. ei settori dove il lavoro agile è più diffuso sono numerose le aziende che stanno spingendo per far lavorare soprattutto da casa i propri dipendenti, attraverso sistemi di rotazione che lasciano poco spazio ai giorni di lavoro in presenza. In questo modo c'è chi ha trovato nel lavoro da remoto un rifugio a prova di vaccino ed è proprio per questo che il governo sta pensando di applicare l'obbligo del certificato verde rafforzato anche ad autonomi e smart worker, senza fare differenze sulla base della modalità in cui viene fornita la prestazione lavorativa.

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