Stato emergenza fino al 31 marzo, dallo smart working alle mascherine ai viaggi: cosa comporta

Mario Draghi deciderà se prorogarlo solo a ridosso della scadenza fissata al 31 dicembre

Stato emergenza fino al 31 marzo, dallo smart working alle mascherine ai viaggi: cosa comporta
di Alberto Gentili
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Mercoledì 17 Novembre 2021, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 17:48

Lo stato di emergenza scade il 31 dicembre. E da ciò che filtra da palazzo Chigi, Mario Draghi deciderà se prorogarlo solo a ridosso della scadenza. Ma molti fonti governative danno per certo che verrà prolungato almeno fino al 31 gennaio se non al 31 marzo. In base all’articolo 24 del decreto legislativo 1 del 2008, lo stato di emergenza non può superare i 12 mesi ed prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi. Ciò significa che se il governo vorrà prolungarlo a fine marzo dovrà varare una norma (probabilmente inserita nel decreto “milleproroghe”) che vada ad allungare il termine dei 24 mesi.

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FINO AL 31 MARZO

L’ipotesi prevalente è, appunto, che si prolungherà fino al 31 marzo. «Stiamo valutando questa soluzione senza timore», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza. E il sottosegretario alla Salute, Angelo Costa, ha confermato: «Bisogna arrivare al 90% di vaccinati, soglia che ci permetterebbe di affrontare meglio la pandemia, fino ad allora lo stato di emergenza è indispensabile».

 

COSA COMPORTA

Con lo stato di emergenza vengono autorizzate le ordinanze di protezione civile, in modo da poter agire con urgenza e con poteri straordinari per tutelare i cittadini. Si possono inoltre attuare interventi speciali con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, rispettando i principi generali dell’ordinamento giuridico. Con la dichiarazione dello stato di emergenza vengono inoltre snellite le procedure di approvazione di leggi e decreti. Vengono anche disposte le misure sanitarie, come l’obbligo delle mascherine all’aperto o il distanziamento sociale, e incentivato il ricorso allo smart working per le aziende.

I DECRETI SPECIALI

Il governo può, grazie allo stato di emergenza, ricorrere poi agli ormai celebri Dpcm, decreti della presidenza del Consiglio, che non passano attraverso l’approvazione parlamentare. Tra questi ci sono stati tutti i provvedimenti (spesso accompagnati dalle ordinanze del ministero della Salute) che, di volta in volta, hanno introdotto le varie limitazioni per fermare l’avanzata del Covid: dall’uso delle mascherine al distanziamento, dalle zone bianche, gialle, arancioni e rosse in relazione all’andamento dei contagi al coprifuoco, dai limiti agli spostamenti tra Regioni alle regole di quante persone ospitare a casa, dalla chiusura anticipata di bar e ristoranti alle regole per i tamponi, dalla quarantena per chi rientra dall’estero alle norme per l’ingresso degli stranieri nel nostro Paese durante il periodo più duro della pandemia. Con la fine dello lo stato di emergenza, cadrebbero ad esempio subito anche alcune regole per i viaggi da e per l’estero. La misura, infatti, consente di attuare le restrizioni, in entrata e in uscita dal Paese, per tutelare la salute dei cittadini.

GLI ORGANI AD HOC

Grazie allo stato di emergenza sono stati inoltre creati organismi ad hoc per fronteggiare la pandemia. Il primo: la struttura commissariale del generale Francesco Figliolo che è stata ed è essenziale per la campagna vaccinale e per la distribuzione delle dosi di vaccino alle Regioni. E secondo: il Comitato tecnico scientifico. Quest’ultimo è stato istituito il 5 febbraio 2020 con ordinanza del ministero della Salute e poi modificato, nella sua composizione, il 17 marzo 2021. Attualmente è composto da 11 membri, con il ruolo di coordinatore affidato al presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, e quello di portavoce a Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità.

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