Tensione nel governo sugli Stati generali che slittano a giovedì

Tensione nel governo sugli Stati generali che slittano a giovedì
di Luca Cifoni
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Sabato 6 Giugno 2020, 09:13

 Dovrebbero servire a fare il punto sulla fase 3, quella del rilancio dell’economia italiana dopo la fine dell’emergenza sanitaria. Ed allo stesso tempo a impostare la strategia italiana per l’utilizzo dei fondi che l’Europa rende disponibili sia sotto forma di prestiti che di trasferimenti a fondo perduto. Ma gli Stati generali annunciato da Giuseppe Conte rischiano di partire azzoppati dalle divisioni politiche, in particolare tra Pd e M5S.

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Ieri il premier ha convocato un vertice al quale sono intervenuti i capi-delegazione dei partiti oltre ai ministri Gualtieri e Patuanelli, i cui dicasteri saranno impegnati nella messa a punto del piano di riforme e investimenti da presentare in Europa, una volta che sarà stato confermato, pur se con qualche modifica, l’impianto del fondo da 750 miliardi delineato nei giorni scorsi dalla commissione europea.

Nell’incontro di ieri però non c’è stato tempo per entrare nel merito. Anzi la tensione è nata proprio sulla scelta di Palazzo Chigi di annunciare con tanta enfasi un appuntamento che al momento potrebbe rischiare di essere prematuro. A farsi interprete sul piano politico delle perplessità del Partito democratico è stato il capo-delegazione e responsabile dei Beni Culturali Dario Franceschini, mentre il M5S ha difeso la tempistica voluta dal premier. Fuori dal vertice è stato ancora più esplicito il vice segretario dem Andrea Orlando «Fare gli Stati Generali in tre giorni non mi sembra una cosa particolarmente felice, ma facciamo un libro bianco, un piano strategico, confrontiamoci con gli stakeholders». Il risultato è stata quanto meno la presa d’atto che non è possibile allestire l’evento lunedì prossimo, come era stato originariamente pianificato. Dunque non se ne parlerà prima di giovedì.

IL CONTESTO
Da parte sua il ministro dell’Economia ha prospetto il contesto europeo nel quale l’Italia dovrà mettere a fuoco il suo progetto. Ma anche dal punto di vista del Tesoro non c’è la volontà di suscitare eccessive aspettative sull’appuntamento. Sul piano formale, il governo ha rinunciato a presentare insieme al Documento di economia e finanza di aprile il Programma nazionale di riforma (Pnr) che tradizionalmente fa il punto sugli impegni del Paese in relazione alle raccomandazioni che vengono da Bruxelles. Un rinvio più che ragionevole data la situazione del Paese. Quest’anno però il Pnr avrà un’importanza maggiore visto che alle riforme si lega l’erogazione dei fondi europei destinati agli investimenti. È possibile che la settimana prossima sia presentata alle parti sociali quanto meno uno schema del documento, un elenco dei capitoli principali che poi dovranno essere riempiti di contenuti, con un lavoro di consultazione e approfondimento che si protrarrà fino a settembre, per poi essere “travasato” nella legge di Bilancio, visto che salvo alcuni anticipi limitati i fondi saranno disponibili solo nel 2021 e probabilmente non nei primissimi mesi dell’anno.
I filoni su cui il governo italiano si concentrerà sono in parte condizionati dalle linee guida definite a livello europeo: grande spazio dovrà essere dato, anche in modo trasversale ai singoli progetti, alla riconversione ecologica dell’economia ed alla transizione digitale. L’esecutivo conta però di inserire in questa griglia una serie di temi vitali per il Paese: dunque il rilancio del turismo, settore decisivo uscito a pezzi dall’emergenza Covid: ma anche filiere industriali come quella dell’auto, o dossier storici come quello relativo al Mezzogiorno. Questa lista di priorità, ancora in divenire, dovrà essere confrontata con le richieste di associazioni imprenditoriali e sindacati che si annunciano già piuttosto sostanziose.
Luca Cifoni

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