Statali, mancano 3 miliardi per i contratti: sindacati sul piede di guerra

Statali, mancano 3 miliardi per i contratti: sindacati sul piede di guerra
di Francesco Bisozzi
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Venerdì 4 Ottobre 2019, 10:07 - Ultimo aggiornamento: 10:49


ROMA Per i dipendenti pubblici è in arrivo un mini-aumento da 12 euro al mese. La conferma arriva dalla Nota di aggiornamento al Def. In rivolta i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl, che ora attendono di essere convocati dal governo per un confronto che si preannuncia acceso. I rappresentanti dei lavoratori pubblici puntano a un aumento degli stipendi a tre cifre, ma per realizzarlo servono più di 3 miliardi di euro. Risultato, l'accordo per il rinnovo del contratto della Pubblica amministrazione è a rischio, con buona pace del governo che conta di chiudere la partita nel 2020. La ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone aveva dichiarato nelle scorse settimane che erano stati stanziati 4,3 miliardi in tre anni per il rinnovo dei contratti, ma le cose non stanno esattamente così. L'ultima legge di Bilancio ha stanziato 1,1 miliardi di euro per gli statali nel 2019, che salgono a 1,4 miliardi nel 2020, per arrivare a regime a 1,8 miliardi nel 2021. Dunque, mancano all'appello 1,7 miliardi di euro per arrivare ai 3,5 miliardi necessari per garantire agli statali un aumento degno di questo nome.

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I VINCOLI
La Nota di aggiornamento al Def conferma che è previsto un incremento degli stipendi degli statali dell'1,95%, corrispondente a un aumento di 52 euro al mese. Ma da questi 52 euro vanno decurtati i 20 euro per l'indennità di vacanza contrattuale e altri 20 euro circa destinati all'elemento perequativo, una sorta di bonus garantito dall'ultimo rinnovo del contratto a tutti gli statali che hanno una retribuzione inferiore a una determinata soglia. «L'aumento effettivo ammonterebbe perciò a 12 euro al mese, troppo pochi. Il contratto 16/18 prevedeva al contrario aumenti del 3,48%. Per questo chiediamo di avviare subito un confronto che ci porti a definire un accordo prima della legge di Bilancio», spiega al Messaggero la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino. Ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva assicurato nelle settimane passate che il confronto sul rinnovo dei contratti pubblici sarebbe stato avviato in tempi brevi. Al momento, però, l'inizio della trattativa appare tutt'altro che imminente. A giugno Cgil, Cisl e Uil si erano mobilitate con una piattaforma chiara, chiedendo oltre alle risorse sul tabellare e alla stabilizzazione dell'elemento perequativo, il finanziamento del nuovo sistema di classificazione e della riforma dell'ordinamento. «Per il nuovo sistema di classificazione e la riforma dell'ordinamento servono altri due miliardi di euro circa, che vanno ad aggiungersi ai 3,5 miliardi necessari per arrivare a un accordo sul rinnovo dei contratti pubblici. Serve un cambio di marcia da parte del governo o non vedo come si possa arrivare a un accordo nel 2020», aggiunge il segretario della Cisl Fp Giuseppe Pallanch.

 

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