Nessun addio allo Spid. Per ora sono salve le oltre 34 milioni di identità digitali italiane create fino ad oggi. Dopo settimane di passi indietro, ricostruzioni e smentite, il governo si è infatti impegnato a sciogliere i nodi delle convenzioni che tengono in piedi il sistema Spid, rimandando a giugno la decisione ultima sul futuro dell'Identità digitale (e della Carta di identità elettronica). Ieri il Sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti ha infatti incontrato i rappresentanti dei gestori del Sistema pubblico, lasciando appunto emergere l'intenzione di andare verso un nuovo «pluriennale del servizio».
Spid, cosa sta accadendo
Un passo fondamentale perché, con la convenzione attuale in scadenza da aprile, lo strumento nato ormai otto anni fa avrebbe finito con l'arrestare le proprie funzionalità.
Bernini: «#pnrr, via a 19mila borse di dottorato. Università più attrattive per i giovani» https://t.co/HagvM7TBzi
— Il Messaggero (@ilmessaggeroit) March 2, 2023
Spid, il prossimo futuro
In pratica, sintetizzando, si va verso un primo rinnovo e nuove risorse. Ciò che resta in sospeso però, è il futuro a medio e lungo termine della tecnologia dello Spid. Tanto Butti quanto i gestori, in gran parte riuniti sotto AssoCertificatori, si sono infatti limitati a spiegare che inizierà un percorso utile a capire come il servizio dell'identità digitale debba evolvere. L'idea dell'esecutivo, com'è ormai noto, è che debbano confluire in un unico strumento le due opzioni oggi offerte per l'autenticazione digitale dei cittadini italiani. E cioè che Spid e Cie, la Carta di Identità elettronica gestita dalla Zecca dello Stato, debbano essere razionalizzati per evolvere e convergere. Modi e tempi dell'operazione (e anche eventuali risparmi) saranno definiti solo in seguito. Entro giugno magari. Per ora però, il sistema a cui gli italiani si sono già più o meno affezionati non è a rischio.
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