Sovranità alimentare, cosa vuol dire? Stop ai falsi Dop, arriva la difesa del Made in Italy

Imitazioni e contraffazioni estere dei marchi tricolori causano un danno da oltre 100 miliardi di euro l’anno

Sovranità alimentare, cosa vuol dire? Stop ai falsi Dop, arriva la difesa del Made in Italy
di Carlo Ottaviano
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Domenica 23 Ottobre 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 20:08

Come sempre, ogni parola può voler tutto e il contrario di tutto. Dipende da chi la pronuncia e dal contesto. E’ il caso dell’aggiunta dell’espressione “Sovranità alimentare” nella denominazione del ministero dell’Agricoltura nel governo Meloni che spinge alcuni a parlare di “sovranismo” e di chiusure economiche. A sorpresa, invece, arriva da Slow Food, organizzazione da sempre considerata di sinistra, il primo apprezzamento. 

«Sovranità alimentare – afferma Barbara Nappini presidente di Slow Food Italia – non è sinonimo di autarchia: è il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici. È un concetto ampio e complesso che sancisce l’importanza della connessione tra territori, comunità e cibo, e pone la questione dell’uso delle risorse in un’ottica di bene comune, in antitesi a un utilizzo scellerato per il profitto di alcuni». Bene anche per i big dell’agroalimentare italiano. «La nuova denominazione – commenta Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia –riporta al centro l’enorme e insostituibile valore della produzione nazionale in un’ottica di apertura ad un commercio internazionale basato su regole uniformi e condivise, prendendo atto della sconfitta di un modello di globalizzazione senza regole, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti». 

L’AGENDA
L’agenda del neo ministro Francesco Lollobrigida in tema di sovranità è già fitta.

A partire dall’adozione di una politica lungimirante sugli approvvigionamenti di cibo. La guerra in Ucraina – per esempio – ha fatto mancare l’olio di girasole, essenziale nell’industria di trasformazione italiana. La coltivazione, ritenuta poco remunerativa, era stata abbandonata a favore di produzioni più ricche, salvo dover poi pagare cifre spropositate per l’olio di palma, come sostituto di quello di girasole. Molte battaglie saranno all’interno della stessa Ue, già dalla difesa delle denominazioni italiane (ancora in ballo la controversa questione della dicitura “aceto balsamico” per i normali condimenti della Slovenia), per non dire dei marchi imitati oltreoceano (dal parmisan al prosek) che causano un danno da oltre 100 miliardi di euro l’anno. 

La maglia larga della concessione dei marchi Dop, Doc e similari va inoltre necessariamente ristretta a tutela di Paesi come l’Italia. Altro obiettivo, limitare l’uso come alimento umano degli insetti e dei prodotti sintetici (la cosiddetta bistecca 3D). La prima vertenza, già calendarizzata da novembre, sarà sull’adozione di etichette dei prodotti alimentari. L’Italia, facendo squadra con altri Paesi, dovrà contrastare l’idea del “semaforo” che semplifica eccessivamente le valutazioni, attribuendo – per esempio – al prosciutto o all’olio delle qualità negative, prescindendo dalle quantità consumate (bere un bicchiere di vino al giorno fa bene, berne una bottiglia sicuramente no). Il sistema semaforo-Nutriscore è stato proposto dai francesi per valorizzare le proprie produzioni, penalizzando le altre. Parigi in questo caso s’è mossa ben prima dell’Italia. Anche – in verità – sulla denominazione del ministero: in Francia da marzo si chiama “ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire”. Adesso, anche da noi. 

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Le carenze di grano

L'Italia lo importa perché coltivarlo è poco remunerativo

L’autosufficienza alimentare è una esigenza spesso sottovalutata. Esemplare il caso della mancanza di olio di girasole, di cui l’Ucraina è il primo produttore mondiale, che ha fermato le aziende che lo usano come ingrediente. In Italia non si coltiva perché poco remunerativo. Come il grano duro che dobbiamo importare per produrre la pasta. Col risultato che perfino il prezzo della pasta, prodotto di prima necessità per definizione, è cresciuto nell’ultimo anno di circa il 20%.

L'esempio delle mele

Sulla tavola finiscono solo le sei varietà straniere. Bandite le 200 autoctone

L’Italia, grazie alla sua conformazione stretta e lunga, è tra i Paesi che vanta la maggiore biodiversità che si traduce in prodotti unici e irripetibili. Spesso lo dimentichiamo. Come nel caso delle mele: consumiamo solo 6-7 varietà di pomi, tutti rigorosamente di origine straniera per i quali i contadini devono pagare profumate royalties ai proprietari dei marchi. Pian piano abbiamo abbandonato le coltivazioni delle circa 200 specie autoctone, che invece vanno salvate.

Il caso del caffè

La difesa del saper fare: siamo maestri mondiali nella torrefazione

VAnno difesi anche i prodotti la cui materia prima non sempre nasce in Italia. L’esempio del caffè è significativo: nella penisola non ne coltiviamo (salvo alcune sperimentazioni), ma siamo tra i paesi leader al mondo nella torrefazione e nella produzione di macchine per caffetterie. Il “saper fare” in questo caso è 100% made in Italy e quindi va protetto, come tutta l’industria alimentare che è la seconda voce produttiva (dopo la meccanica) del Paese.

Le etichette

L'ultimo paradosso: l'olio extravergine paragonato al grasso

Le etichette dei prodotti alimentari dovrebbero aiutare i consumatori a scegliere cibi sani. A Bruxelles si ipotizza l’adozione del sistema francese Nutriscore a semaforo (5 colori), che però penalizzerebbe l’Italia, non tenendo conto dell’insieme di un pasto, ma solo del singolo prodotto. Il governo Draghi ha già contestato l’omologazione, per esempio, dell’olio d’oliva a grasso. A novembre la Commissione presenterà un’ipotesi finale con modifiche di compromesso.

Cibo sintetico

Con bistecche realizzate in laboratorio a rischio gli allevamenti nazionali

Il tema delle novità alimentari è di primaria importanza. La bistecca sintetica 3D potrebbe permettere di arricchire con una bassa spesa le diete povere degli strati sociali. Ma servono garanzie precise e vincoli insuperabili per le invenzioni in laboratorio e vanno tutelati gli allevamenti italiani. Stesso ragionamento sull’uso alimentare degli insetti, di recente autorizzato dall’Ue, più adatto all’alimentazione animale, ed estraneo alle nostre tradizioni.

Le contraffazioni

I caso Parmesan o Prosek sempre più insidie sui mercati oltreconfine

L’Italia Sounding, l’imitazione dei cibi italiani, causa un danno annuale di circa 100 miliardi di euro. Si tratta di prodotti che imitano le etichette e nei nomi richiamano l’italianità (parmigiano-parmesan, prosecco-prosek, mozzarella-zottarella, pedorino romano - Romanello e via elencando). Il nuovo ministero dovrà rafforzare i controlli all’estero con accordi bilaterali. Ma dovrà impegnarsi anche contro le contraffazioni, purtroppo frequenti anche in Italia.

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