Smart working per i fragili, è in arrivo la stretta. In ufficio con la terza dose

La scelta di tutelare i lavoratori fragili, necessaria e utile nei giorni più cupi della pandemia, era stata sancita dal decreto legge emergenziale del 2020

Smart working per i fragili, è in arrivo la stretta. In ufficio con la terza dose
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Martedì 1 Febbraio 2022, 22:25 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 11:52

Lo stato di emergenza prevede lo smart working per i lavoratori fragili, in modo da tutelare la loro salute di fronte a un’alta circolazione del virus. Problema: non c’è una definizione, nessuno sa chi siano i “fragili”, fino ad oggi è stato sufficiente un semplice certificato medico per ottenere la possibilità di lavorare da casa. Soprattutto: oggi conta la discrezionalità del singolo dottore, serve invece una lista precisa delle patologie. E con i vaccini chi era a rischio a inizio emergenza, forse oggi non lo è più.

PERCORSO

La scelta di tutelare i lavoratori fragili, necessaria e utile nei giorni più cupi della pandemia, era stata sancita dal decreto legge emergenziale del 2020.

Ed è stata confermata di recente nel decreto legge del 22 dicembre fino al 31 marzo. Serviva però un decreto interministeriale (Salute e Funzione pubblica) che andasse a definire in modo più circoscritto chi si trova in una condizione di fragilità, in modo anche da incastrarsi con le nuove regole sull’obbligo del “Green pass rafforzato” nei posti di lavoro. Questo vale sia nel settore pubblico sia in quello privato. Manca però un ultimo tassello: il parere del Consiglio superiore di sanità.

Per questo l’altro giorno nella riunione del Cdm il ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, è stato pressante nel chiedere: si faccia chiarezza e si definisca chi ricade nelle condizioni di fragilità. Si tratta di un tema seguito con attenzione dalla Lega. E su cui attendono risposte le imprese, visto che anche dopo il 31 marzo per i lavoratori a rischio potranno essere confermate misure a loro tutela. Ma non potranno essere troppo generiche. Anche il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ha chiesto di concludere il percorso del decreto che deve stilare la lista. Speranza ha spiegato che, in queste ore, arriverà il parere del Consiglio superiore di sanità, un organo di consulenza scientifica del Ministero, il cui presidente è il professor Franco Locatelli, che è anche coordinatore del Comitato tecnico scientifico.

 

Ma quali sono i nodi da sciogliere? Il professor Gianni Rezza, direttore del settore prevenzione del Ministero della Salute, ha inviato una serie di quesiti al Consiglio superiore di sanità, perché la straordinarietà di una pandemia e al tempo stesso alcuni elementi che hanno cambiato lo scenario iniziale, come la disponibilità dei vaccini, richiedono un approfondimento. Nel testo inviato da Rezza si legge: «Occorre individuare una cornice giuridica adeguata, fornire una risposta scientifica ai seguenti quesiti: tenuto conto che la nozione di fragilità è stata introdotta prima della disponibilità dei vaccini contro il Covide-19 ha ancora senso oggi, dopo la campagna vaccinale e l’inizio della somministrazione della dose vaccinale booster, continuare a mantenere nell’ordinamento la categoria dei “lavoratori fragili”?». In altri termini, Rezza mette in dubbio che chi prima poteva essere considerato a rischio, lo sia ancora ora che può proteggersi con la vaccinazione.

DUBBI

E se una persona non è vaccinabile per ragioni di salute? Si arriva all’altro quesito di Rezza: «I soggetti non vaccinabili per motivi sanitari (ad esempio i soggetti allergici ad alcuni componenti dei vaccini) ma non afflitti da particolari patologie, sono classificabili come fragili? O lo sono solamente quelli affetti da specifiche patologie per il quale il vaccino è controindicato?». E soprattutto, chiede Rezza: la lista delle «patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità» che portano alla definizione di fragilità, cambiano ora che ci sono i vaccini? «Serve un elenco dettagliato e completo - scrive Rezza - per evitare che la certificazione delle fragilità sia riconducibile alla mera discrezionalità di ogni singolo medico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA