Siri, pm depositano l'informativa con le accettazioni. I legali di Arata: «Pronti a interrogatorio»

Siri, Salvini resiste al pressing M5S: resta al suo posto. Arata? L'ho incontrato una sola volta
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Venerdì 26 Aprile 2019, 15:28 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 00:40

Una informativa della Dia di Trapani del 29 marzo. È lì che gli inquirenti citano, tra le altre, una lunga intercettazione ambientale tra l'imprenditore Paolo Arata e il figlio del settembre scorso che tirerebbe in ballo il sottosegretario Armando Siri e la presunta «dazione o promessa» di 30 mila euro in cambio di favori. Il documento, in parte coperto da omissis, è stato depositato oggi dai magistrati della Procura di Roma al tribunale del Riesame dopo l'istanza presentata da Arata, indagato per corruzione così come l'esponente di governo della Lega. Un atto che, però, non è ancora nella disponibilità del difensore dell'imprenditore.

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«Abbiamo atteso la chiusura della cancelleria del tribunale della Libertà - ha spiegato l'avvocato Gaetano Scalise lasciando la cittadella giudiziaria di piazzale Clodio - ma non risultano depositati ancora atti da parte della Procura, non abbiamo quindi potuto visionarli. Resta ferma l'intenzione di sottoporre il mio assistito ad interrogatorio. Concorderemo con i magistrati la data per svolgere l'atto istruttorio». Interrogatorio nel quale è probabile che gli inquirenti chiedano conto ad Arata anche dei suoi rapporti con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Che da parte sua ha oggi affermato, rispondendo ai giornalisti, dopo che M5S è tornato a incalzarlo sui suoi legami con Arata: «L'ho incontrato soltanto una volta, quante volte lo devo dire». Ancora da stabilire anche la data del confronto tra i pm romani e il sottosegretario Siri che, a questo punto, potrebbe avvenire la prossima settimana. Interrogatori che potrebbero rappresentare uno snodo cruciale del procedimento coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. Nel decreto di perquisizione dell'11 aprile scorso i magistrati romani, definiscono come «stabile» l'accordo tra «il corruttore Arata ed il sottosegretario (di cui Arata è stato anche sponsor per la nomina proprio in ragione delle relazioni intrattenute), costantemente impegnato - attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentate del Governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare - nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc a favorire gli interessi economici di Arta».

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Per l'accusa Siri nella sua «duplice veste di senatore della Repubblica e sottosegretario alle Infrastrutture» nella «qualità di pubblico ufficiale» avrebbe asservito «le sue funzioni e i suoi poteri ad interessi privati». Una azione, per i magistrati della Capitale, messa in atto «tra l'altro proponendo e concordando con gli organi apicali - si afferma nel decreto - dei ministeri competenti per materia (Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Ministero dello Sviluppo economico, Ministero dell'Ambiente) l'inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare (Decreto interministeriale in materia di incentivazione dell'energia elettrica da fonte rinnovabile) e di iniziativa governativa di rango legislativo (legge Mille proroghe, legge di Stabilità, legge di Semplificazione) ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto mini-eolico».

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Infine nel filone palermitano dell'indagine, Manlio Nicastri e Francesco Arata, figli rispettivamente dell'imprenditore dell'eolico Vito, in carcere per concorso in associazione mafiosa e indagato per corruzione, e dell'imprenditore Arata hanno chiesto al tribunale del Riesame il dissequestro dei pc e dei documenti che sono stati sequestrati il 19 aprile. Sono entrambi coinvolti nell'inchiesta su un presunto giro di mazzette a funzionari regionali siciliani per ottenere le autorizzazioni per la costruzione e l'esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi-Segesta e per le costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Paolo Arata e Vito Nicastri. 

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