Siri, inchiesta a Milano sull'acquisto di due case. Solo una memoria ai pm

Siri, inchiesta a Milano sull'acquisto di due case. Solo una memoria ai pm
di Valentina Errante
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Martedì 7 Maggio 2019, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 11:48

Sul mutuo di 585mila euro, senza ipoteche né apparenti garanzie, acceso dal sottosegretario Armando Siri in una banca di San Marino per acquistare una palazzina a Bresso, adesso indaga la procura di Milano. Ma, oltre al caso segnalato da Report, i pm milanesi hanno deciso di esaminare tutti gli affari immobiliari del sottosegretario. All'attenzione degli inquirenti, è finito un altro immobile acquistato sempre nella stessa zona, anche questo intestato alla figlia di Siri, attraverso una banca italiana.

Il nodo riguarda la provenienza dei soldi. Il fronte più caldo resta comunque quello che vede il sottosegretario indagato a Roma per corruzione. Oggi è previsto l'interrogatorio di Paolo Arata, l'imprenditore che è accusato di avere promesso o versato al leghista 30mila euro in cambio di favori. Sarà l'unico a rispondere alle domande del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Mario Palazzi. Il politico, invece, ha già scelto di non confrontarsi con i magistrati e di rendere, nelle prossime ore, spontanee dichiarazioni, confortate da una lunga memoria difensiva.

GLI IMMOBILI A BRESSO
Lo scorso 31 gennaio Giulia Siri, figlia ventiquattrenne del senatore leghista, ha acquistato un'intera palazzina residenziale a Bresso: sette appartamenti (di cui cinque affittati), cantine, un laboratorio e un negozio, al prezzo complessivo di 585mila euro. Il denaro sarebbe stato messo a disposizione dal padre a titolo di liberalità e, pertanto, non soggetto all'imposta di donazione. Separatamente, però, la ragazza avrebbe sottoscritto una procura irrevocabile al padre a vendere l'immobile a se stesso o a terzi. Tuttavia, per pagare l'immobile, Siri, che ha già patteggiato per bancarotta, ha acceso un mutuo di 600mila euro presso la banca sammarinese.

Somma poi accreditata su un conto aperto presso una filiale della Banca Popolare di Sondrio dal notaio Paolo De Marinis, davanti al quale è avvenuto il rogito. È stato lo stesso professionista a segnalare all'ufficio competente di palazzo Koch l'operazione sospetta, sulla quale adesso indaga il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, che si occupa, oltre che di corruzione internazionale, anche di casi di riciclaggio o auto-riciclaggio. A gestire l'acquisto della palazzina sarebbe stata l'agenzia immobiliare di Policarpo Perini, candidato sindaco di Bresso nel 2013 con il partito fondato da Siri e padre di Marco Luca Perini, a capo della segreteria del leghista al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La procura guidata Francesco Greco adesso punta a chiarire da dove arrivassero quei soldi. E anche quale fosse la provenienza di un monovano intestato sempre alla giovane figlia del sottosegretario.

GLI INTERROGATORI
Sperando di uscire dall'impasse ed evitare la crisi di governo, i difensori di Arata e Siri hanno concordato le date per chiarire in procura le proprie posizioni. Oggi si presenterà l'imprenditore per spiegare cosa intendesse lo scorso 28 settembre, quando, conversando con il figlio Francesco, in un dialogo intercettato, parlava del prezzo di Siri: 30mila euro per ottenere emendamenti favorevoli alle sue aziende.

Ma i riflettori sono puntati sulle scelte di Siri, che ha deciso di non rispondere alle domande dei pm e rendere solo spontanee dichiarazioni, sottolineando in primo luogo che gli aggiustamenti al Def da lui promossi riguardavano tutte le imprese del mini-eolico e non soltanto quelle riconducibili a Paolo Arata, presunto prestanome di Vito Nicastri, l'uomo accusato di avere favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. E proprio su Nicastri verteranno le spontanee dichiarazioni e la memoria di Siri che ribadirà di non avere idea di chi sia il re dell'eolico di Alcamo sul quale pende una richiesta di condanna a 12 anni per mafia.

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