Treviso, il sindaco senza Green pass si apre l’ufficio in un gazebo a lato del municipio

Riccardo Szumski, sindaco di Santa Lucia di Piave
di Elisa Giraud - Mauro Favaro
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Venerdì 24 Settembre 2021, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 16:25

Da oggi il sindaco di Santa Lucia di Piave (Treviso), Riccardo Szumski, ha un nuovo ufficio: è un gazebo installato a lato del municipio. Un ufficio all’aria aperta, si potrebbe pensare una scelta green, se non fosse che il motivo è sì verde, ma riguarda il Green pass. Il sindaco–medico, infatti, non è vaccinato e non ha intenzione di sottoporsi al tampone ogni due giorni per entrare in municipio a svolgere le sue funzioni istituzionali.

LA PROTESTA
Le posizioni Szumski su cure, vaccino anti Covid e gestione dell’emergenza sanitaria sono note.

Da un anno e mezzo parla di “dittatura sanitaria” e si scontra con l’azienda sanitaria e l’ordine dei medici che l’hanno richiamato diverse volte. Finora però non è stato sospeso. Con l’entrata in vigore dell’obbligo di Green pass per i dipendenti pubblici, Szumski dovrebbe essere vaccinato oppure fare il tampone, ma sono regole assurde - ripete - alle quali non intend sottostare. Così da questa mattina l’ufficio del sindaco sarà fuori dal municipio, dipendenti comunali e cittadini saranno ricevuti all’esterno. In barba alla stagione fredda in arrivo.

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«Non sono un no vax – ha spiegato più volte Szumski -, ma ritengo che la vaccinazione debba essere una scelta responsabile. Io non mi sono vaccinato, ma non dico ai miei pazienti di non vaccinarsi, confrontiamo assieme i pro e i contro della vaccinazione per ognuno, e io la vaccinazione la faccio a chi me la chiede. Ma, per quanto mi riguarda, voglio essere libero di poterla fare o no». Da tempo è invitato a parlare alle manifestazioni in piazza organizzate da gruppi no vax, no mask e no pass. Ma lui precisa: «Non vado in piazza a gridare ‘no vax’, ma chi va in piazza non può essere considerato un delinquente, mi sembra che nel nostro Paese sia garantita la libertà di espressione».
Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria il medico Szumski non ha seguito le indicazioni dell’azienda sanitaria per quanto riguarda le cure e i protocolli sanitari da seguire per trattare i pazienti malati di Covid. Szumski è uno dei fautori delle terapie domiciliari precoci. Protocollo che si discosta da quello consigliato e applicato dalla Regione e dall’Ulss 2. Qualche giorno fa ha scritto sui social: «Tra i miei millecinquecento assistiti ho solo tre positivi, tutti e tre pienamente vaccinati». 

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PROVVEDIMENTI
Intanto il nome del medico di Santa Lucia finisce ancora nel mirino dell’azienda sanitaria. Questa volta per certificati di esenzione per il vaccino anti-Covid fatti a pazienti di altri medici, anche fuori dal Veneto. In particolare per un certificato di esenzione consegnato a un’insegnante del Friuli non vaccinata contro il coronavirus. Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria, ha già annunciato l’invio di una segnalazione all’Ordine dei medici di Treviso. «Una scuola del Friuli ci ha evidenziato un certificato di esenzione per un’insegnante firmato da Szumski. Non si può fare: i medici vaccinatori possono firmare certificati di esenzione solamente per i propri assistiti, non per altri». L’Ulss passerà in rassegna tutti i certificati firmati da Szumski.

 

«È necessario verificare se sono stati fatti altri certificati di esenzione per il vaccino non validi», sottolinea Benazzi. In attesa di un confronto con il proprio ufficio legale, l’azienda sanitaria trevigiana non esclude di inoltrare le carte ai Nas. In tutto ciò, la posizione di Szumski resta anche al vaglio della commissione della stessa Ulss1 chiamata a vigilare sul rispetto dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario. Fino ad ora il medico di Santa Lucia di Piave ha inviato una serie di certificati. Ma se non emergerà un valido motivo per evitare l’iniezione anti-Covid, scatterà la sospensione, con relativo taglio dello stipendio.

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