I sindacati: tamponi gratis. Ma si riapre la trattativa

I sindacati: tamponi gratis. Ma si riapre la trattativa
di Giusy Franzese
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Sabato 4 Settembre 2021, 00:37 - Ultimo aggiornamento: 15:34

Nessun tentennamento per ora: il tampone gratuito resta solo per gli esentati dal vaccino. Tutto il resto del personale scolastico, docenti ed educatori, che per scelta non si sono vaccinati contro il Covid e quindi non hanno il Green pass, per continuare a svolgere il loro lavoro dovranno pagarsi il tampone di tasca loro. Il ministero dell’Istruzione non fa marcia indietro e anche la riunione di ieri mattina sulle regole per gli asili non ha fatto eccezione, nonostante le rimostranze dei sindacati. A dare manforte alla posizione del ministro Patrizio Bianchi c’è anche la sentenza del Tar del Lazio che, nel respingere la richiesta di sospensiva delle disposizioni sull’obbligo del Green pass per il personale scolastico, ha considerato «non irrazionale che il costo del tampone venga a gravare sul docente».

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Apripista

Il comparto dell’istruzione fa da apripista per l’obbligo del Green pass, e sarà sempre più anche modello di riferimento per l’estensione negli altri settori della pubblica amministrazione.

La pratica - come annunciato dal premier Draghi giovedì in conferenza stampa - sarà affrontata a breve per i dipendenti di ministeri, enti locali e agenzie pubbliche varie. Una platea composta da lavoratori con un’età media di 51 anni, che si stima per la gran parte già vaccinata. La norma potrebbe arrivare con un emendamento al decreto Green pass. L’obbligo del certificato verde per queste categorie d’altronde faciliterebbe molto i piani di rientro dallo smart working annunciati dal ministro Brunetta. In questo contesto è evidente la decisione su chi deve sostenere i costi dei tamponi per coloro che non sono vaccinati, è un punto dirimente. 

Lo sanno bene i sindacati, che si trovano nella scomoda posizione di essere a favore del vaccino, sono pronti a sedersi al tavolo per discutere del green pass, ma non delle sanzioni e di un aggravio dei costi per i lavoratori. Non a caso spingono per tagliare la testa al toro: introdurre per legge direttamente l’obbligo vaccinale. Per tutti, indistintamente. «Pensare di usare il Green pass come grimaldello perché tutti si vaccinino non va bene. Bisogna assumersi la responsabilità di fare la legge», ripete come un mantra Maurizio Landini, numero uno Cgil. Del resto, lo stesso Landini, insieme con Luigi Sbarra e PierPaolo Bombardieri, segretari generali di Cisl e Uil, hanno messo il concetto nero su bianco in una lettera inviata al premier: «Ribadiamo il nostro assenso a un provvedimento finalizzato a rendere la vaccinazione obbligatoria quale trattamento sanitario per tutti i cittadini del nostro Paese».

Un’ipotesi che il premier Draghi non esclude, anche se decisamente più complicata da far digerire alle varie anime della sua maggioranza. Allargare l’obbligo del Green pass resta per il momento il compromesso più realistico, pur portandosi dietro l’ingarbugliato “nodo tamponi”, sul quale non sarà facile trovare un punto di accordo tra le diverse parti sociali. 

Il pressing

La Confindustria, come è noto, è tra i principali fan del Green pass nei luoghi di lavoro. Oltre al presidente Bonomi, sono continui gli appelli dei vari leader delle associazioni territoriali dell’organizzazione imprenditoriale. «L’obbligo di Green pass sui luoghi di lavoro è una cosa eccezionalmente valida» osserva Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia, che si dice «da sempre d’accordo con la posizione del presidente Bonomi: la nostra volontà in primis, è quella di tutelare i lavoratori, poi di tutelare il luogo di lavoro e l’impresa perché non è che possiamo vivere di assistenza o di reddito di cittadinanza». E stavolta da Sud a Nord la voce delle imprese sembra davvero univoca. «La produzione industriale è ripartita, il paese è ripartito, le fabbriche e le comunità non possono essere messe a rischio un’altra volta» dice la presidente di Confindustria Vicenza, Laura Dalla Vecchia. «Una decisione definitiva e una legge chiara da parte delle istituzioni sarebbero quindi auspicabili. In questo senso - continua - è quindi fondamentale che, parallelamente, sindacati e aziende si siedano al tavolo per discutere i protocolli di sicurezza in virtù delle novità, ovvero le varianti e il vaccino». Resta il nodo tamponi. Per la presidente di Confindustria Vicenza è «un’assurdità» la richiesta di «far fare tamponi gratis».

 
 

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