Stefania Bonaldi: «Io indagata per l'infortunio in un asilo chiedo di poter lavorare, non impunità»

Stefania Bonaldi: «Io indagata per l'infortunio in un asilo chiedo di poter lavorare, non impunità»
di Michela Allegri
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Mercoledì 9 Giugno 2021, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 14:34

L'avviso di garanzia arrivato dalla Procura non le ha fatto cambiare idea: il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, non si è pentita di avere scelto la politica come mestiere. Piuttosto, racconta di essere amareggiata e preoccupata per l'accusa di lesioni colpose in relazione all'infortunio accaduto a un bambino dell'asilo comunale che si è schiacciato le dita in una porta: per i sindaci, ormai, le tutele sembrano essere troppo poche.

Sindaca Bonaldi, di cosa la accusa precisamente la Procura?

«La procura di Cremona mi ha inoltrato un avviso di garanzia in cui mi viene contestato che la sottoscritta, in concorso con altri, avrebbe omesso di dotare una porta tagliafuoco di un dispositivo idoneo ad evitarne la chiusura automatica o da garantire la chiusura ed apertura manuale in sicurezza».

Sembra impensabile che un sindaco, con la mole di lavoro da trattare quotidianamente, riesca a controllare anche il funzionamento delle porte all'interno degli asili. Il sistema non funziona?

«Non ho la pretesa di fare una proposta dettagliata, ma credo debbano essere chiariti due confini: le responsabilità delle tante figure dirigenziali e di gestione, e il limite della responsabilità oggettiva, che è stabilita per legge.

Penso alla sentenza Appendino, ad esempio. E penso anche che sia necessario aumentare le tutele giuridiche dei sindaci. Ovviamente non è chiedere l'impunità. Inoltre, esistono diverse figure con potere di firma, come i dirigenti. Per quale ragione dovremmo nominarli, allora?»

I genitori del bambino si sono risentiti nei suoi confronti dopo le contestazioni dei pm?

«Ho avuto subito contatti con i genitori, ai quali ho espresso il mio profondo rammarico. Da un incontro nel mio ufficio, poco tempo dopo l'accaduto, ho tratto la sensazione di una famiglia seria, che intendeva semplicemente capire se ci fossero responsabilità».

Molti sindaci si sono schierati dalla sua parte, con prese di posizione decise e critiche nei confronti della magistratura. C'è esasperazione da parte della categoria?

«Non so se definirla così, ma ci siamo vicini. Sento, nelle loro parole e nella loro espressione pubblica di solidarietà, il bisogno della nostra categoria di parlarne senza tentennamenti. Qualcuno potrà anche pensare che si tratti di una difesa corporativa, ma non è così: la solidarietà espressa dai miei colleghi svela la preoccupazione per un meccanismo democratico che sta rischiando di saltare. Se si comincia a pensare che non ne vale la pena è la fine».

Le responsabilità che hanno i sindaci sono eccessive?

«Sembrerebbe proprio così. Io preferisco sottolineare che abbiamo bisogno di definire meglio la responsabilità delle diverse figure coinvolte in queste procedure. I primi cittadini non sono supermanager».

In un post su Facebook, commentando questa vicenda, dice che è sempre più difficile trovare candidati sindaci, perché fare politica è diventato troppo rischioso. Quale potrebbe essere una soluzione?

«L'Anci ha già espresso, in passato, questa preoccupazione, facendo proposte. Non possiamo vivere nella costante paura che firmare un atto sia abuso di ufficio e non firmarlo sia omissione di atti di ufficio. Peraltro, in Parlamento sono depositati vari progetti di legge e questo è argomento anche della Commissione affari costituzionali al Senato».

Alla luce di questa vicenda, ha cambiato idea sulla decisione di entrare in politica?

«No. Non credo basti e non sarebbe giusto bastasse. Parafrasando Battiato, mi spinge a impegnarmi con ancora più volontà. Sono all'ultimo anno di mandato e lo affronto con questo atteggiamento: trarre da questa vicenda degli insegnamenti. L'anno prossimo tornerò a fare l'avvocato, ma non rinuncerò alla politica, se ce ne sarà occasione».

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