Silvio Berlusconi frena Giorgia Meloni: «Con te candidata premier la coalizione perde voti»

Il Cavaliere spiega il suo no: «Lei è il nostro punto di forza, ma può allontanare i moderati». La leader FdI indica la strategia opposta: diciamo subito il nome per mostrarci uniti

Silvio Berlusconi frena Giorgia Meloni: «Con te candidata premier la coalizione perde voti»
di Mario Ajello
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Martedì 26 Luglio 2022, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 00:09

«Qui non c’è nessuno, cara Giorgia, contro di te. Anzi, noi vogliamo vincere tutti insieme e sappiamo benissimo che sei il nostro grande punto di forza». Si è preparato questo discorso Silvio Berlusconi per il vertice di oggi pomeriggio alla Camera con la Meloni e con Salvini più Lupi e Cesa. E assicura a tutti il Cav che lui in quanto anziano saggio e attempato zio che ne ha viste tante deve far ragionare i ragazzi ed è l’ultimo a voler creare divisioni. «Vi dico - incalzerà Zio Silvio - che per far crescere la nostra alleanza e farla votare da tutti, è meglio specificare dopo il voto chi farà il premier. Così raggiungiamo consensi più larghi. Annunciando subito, adesso, il nome di Giorgia, rischiamo che molti moderati non ci votino». E ancora: «Io non ho niente di niente contro di te, cara Giorgia, e anche Matteo ti vuole bene, ma dobbiamo muoverci con prudenza e furbizia tutti insieme: le elezioni si vincono così».

Si sa quanto possa essere suadente il Cavaliere, ma la Meloni è un osso duro.

E dagli alleati ha già ricevuto dispetti e sgambetti. Li vede spaventati e timorosi per la sua crescita che loro quasi vorrebbero non vedere ma c’è eccome. E, per farlo capire bene a Silvio e a Matteo, oltre che agli elettori ieri la Meloni ha postato l’ultimo sondaggio Swg che dà FdI primo partito con il 25 per cento davanti al Pd (23,3 per cento). E ha commentato: «Non lasciamoci intimidire, andiamo avanti per la nostra strada. C’è un’Italia da far rinascere». Messaggio contro il clima di assedio, anche da parte di certe Procure, che la Meloni lamenta; contro i soliti attacchi che dall’estero e dai giornali avversari piovono su FdI con vecchie accuse di fascismo (ma a proposito: ieri l’ex leader di Forza Nuova, Castellino, attacca la Meloni da destra gridando: «Noi ti combattiamo e vogliamo vederti perdere»); ma anche un messaggio rivolto ai partner alla vigilia del summit per dire loro: il mio partito è una potenza, e smettetela di fare capricci. 

 

Insomma i tre si vedono oggi in un clima tutt’altro che idilliaco. Con Berlusconi e Salvini convinti che l’elettore medio di Forza Italia e della Lega non sia pronto a una soluzione del genere, ovvero Meloni premier secondo loro è un’ipotesi che non allarga ma restringe le potenzialità elettorali del centrodestra. Esattamente l’opposto di ciò che pensano Giorgia e i suoi. Osserva La Russa a poche ore dal summit: «Non perdiamo tempo, e indichiamo subito la Meloni candidata premier, perché sennò facciamo un favore alla sinistra che punta sulla narrazione del centrodestra litigioso». E ancora contro Berlusconi («Il tema premiership? Non mi appassiona!») e Tajani («Pensiamo a vincere la coppa e poi penseremo a chi la alzerà con le mani»), La Russa non molla: «Le regole ci sono e vanno rispettate. Abbiamo sempre fatto che il partito più forte esprime il candidato della coalizione a Palazzo Chigi e il partito più forte stavolta è il nostro». 

IL ROSATELLUM

La Meloni e i suoi oggi al vertice si presenteranno esponendo questo ragionamento che a sua volta non è campato per aria: «Nel Rosatellum c’è scritto che si può facoltativamente indicare il candidato premier di tutta la coalizione. Nel 2018 non lo abbiamo fatto, e infatti ha corso Tajani candidato a Palazzo Chigi per Forza Italia, Salvini per la Lega e per non dire di me. Ma adesso converrebbe indicare una persona sola, anche per rimarcare che mentre il centrosinistra è così smembrato che Letta ha appena dovuto dire che sarà il front-runner, e non l’aspirante capo del governo, noi siamo più coesi e compatti e abbiamo una figura forte e unificante...». Ragionamenti che difficilmente faranno breccia, almeno per ora. E comunque, Giorgia avrebbe preferito lo schema classico e che sembrava quello indiscutibilmente attuato: a Letta la premiership del suo campo e a lei la premiership del centrodestra. Ma causa Calenda, l’Enrico ha dovuto fare un passetto indietro e ciò non aiuta Giorgia. La quale oggi comunque si farà valere sulla distribuzione dei collegi. L’algoritmo Calderoli funziona così: con la combinazione tra i risultati del 2018 (quando FdI era al 4 per cento), i sondaggi vecchi e quelli nuovi. Risultato: poco più del 30 per cento di seggi alla Meloni. La quale ne vuole invece il 50 perché la media dei tre sondaggi più recenti - regola sempre seguita nel centrodestra le altre volte - dà questa ripartizione. E non si prevede bonaccia né oggi né nelle settimane a seguire.

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