Sea Watch, la comandante sotto inchiesta: «Immigrazione clandestina»

Sea Watch, la comandante sotto inchiesta: «Immigrazione clandestina»
di Michela Allegri
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Venerdì 28 Giugno 2019, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 12:03

Sono passate due settimane dai soccorsi e nessuno scende dalla nave della Ong tedesca, ferma a un miglio di distanza da Lampedusa. Ma a ventiquattro ore di distanza dalla prova di forza della comandante, che ha ignorato il posto di blocco della Finanza e ha fatto ingresso nelle acque italiane, violando il divieto previsto dal decreto sicurezza bis e sfidando il Viminale, l'affaire Sea Watch, da caso politico e internazionale, diventa anche un caso giudiziario. Perché, dopo la prima informativa della polizia giudiziaria, la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave da guerra e ha iscritto sul registro degli indagati la giovane comandante Carola Rackete.

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LE MAIL
Agli atti, oltre all'informativa, ci sono anche alcune mail che la Rackete ha inviato agli inquirenti, spiegando le ragioni della sua decisione. Ma c'è un altro fascicolo che potrebbe coinvolgere il Viminale: quello aperto - per ora senza ipotesi di reato - dopo un esposto presentato dai legali della Ong tedesca.
Per il momento, però, nonostante l'inchiesta, i migranti non sbarcano. A differenza delle altre volte la polizia giudiziaria non ha ancora disposto d'iniziativa il sequestro dell'imbarcazione, che sarebbe stato giustificato dalle ipotesi di reato formulati nell'informativa. Una misura che, poi, il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, e l'aggiunto Salvatore Vella dovrebbero convalidare e che avrebbe come conseguenza l'immediata discesa a terra dei migranti, i sigilli messi alla nave per il tempo necessario allo svolgimento degli accertamenti e poi, una volta terminate le esigenze probatorie, il dissequestro della Sea Watch3. Un copione già visto e che il Viminale vorrebbe evitare di ripetere.

LA DENUNCIA
Ma c'è un altro copione già visto che potrebbe presto andare in scena, in caso di stallo prolungato. Perché al vaglio dei magistrati non c'è solo la nota della Finanza - che ieri è nuovamente salita a bordo dell'imbarcazione e dovrà riferire in Procura -, ma c'è anche l'esposto presentato dai legali della Sea Watch. Si tratta di una denuncia generica, in cui gli avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marino chiedono alla procura di valutare «eventuali condotte di rilevanza penale» da parte delle «autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso», e dove si sollecita «l'adozione di tutte le misure necessarie» per consentire lo sbarco dei migranti «e porre fine alla situazione di gravissimo disagio» cui sono sottoposti. A bordo dell'imbarcazione, oltre all'equipaggio, ci sono 43 persone, tra le quali 3 minori non accompagnati. Per il momento il documento è confluito in un fascicolo parallelo, senza ipotesi di reato. Ma se lo sbarco dovesse essere negato a oltranza,potrebbe verificarsi un nuovo caso Diciotti, con il ministro dell'Interno che rischierebbe, ancora, l'iscrizione sul registro degli indagati per sequestro di persona. D'altronde, sul punto si è già pronunciato il Tribunale dei ministri di Catania, stabilendo che tenere i migranti a bordo configuri un reato. In quell'occasione, il Senato non aveva concesso l'autorizzazione a procedere a carico di Salvini. Se le indagini dovessero indirizzarsi in questo senso, comunque, la competenza non sarebbe della procura di Agrigento: il fascicolo verrebbe trasmesso alla procura di Palermo.
Non è tutto: del caso Sea Watch potrebbero occuparsi anche i magistrati romani. Giorgia Meloni ha infatti annunciato che Fratelli d'Italia ha presentato un esposto alla procura della Capitale chiedendo di «verificare il comportamento di due velivoli delle Ong che operano nel Mediterraneo e di valutare il loro sequestro immediato: avrebbero sorvolato la Sar libica per individuare e segnalare alla Sea Watch3 i barconi carichi di immigrati da recuperare e condurre verso l'Italia».
 

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