Scuola, il rapporto dell'Iss: «Boom di asintomatici under 18 nella seconda ondata»

Scuola, l'Iss fissa i paletti per la riapertura: «Servono studi sull'impatto del Covid sui ragazzi»
di Rosario Dimito
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Lunedì 4 Gennaio 2021, 20:05 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 06:44

L’Iss non è contraria alla riapertura delle scuole che invece sta dividendo le regioni, ma mette alcuni paletti. E’ necessario «ulteriori ricerche sull’efficacia della chiusura delle scuole e di altre pratiche di distanziamento sociale per informare i decisori politici», si legge in un documento di 29 pagine, dal titolo: «Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di SARS-CoV-2: la situazione in Italia». Per i tecnici dell’Istituto superiore della Sanita che lavorano di concerto con l’Inail, sarebbe importante una «conoscenza più approfondita di come COVID-19 colpisce bambini e giovani, poiché il ruolo delle misure scolastiche nel ridurre la trasmissione del virus dipende dalla suscettibilità dei bambini alle infezioni e dalla loro contagiosità una volta infettati».

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Tuttavia, le valutazioni potrebbero non essere in grado di stabilire «l’impatto della sola chiusura delle scuole se le chiusure sono attuate a livello nazionale e contemporaneamente ad altre misure di mitigazione».
Il lavoro parte dall’andamento dei casi pediatrici in Italia prima della riapertura delle scuole.

Secondo i tecnici dell’Iss, in Italia il 15,8% dei residenti è costituito da minori di 18 anni; in particolare, l’1,4% ha un’età compresa tra 0-1 anno, il 4,1% tra 2-6 anni, il 5,6% tra 7-12 anni e il 4,8% tra 13-17 anni. La popolazione in età scolare compresa tra 3 e 18 anni ammonta ad un totale di circa 8,9 milioni soggetti, circa il 15% della popolazione totale. Uno studio recente che aveva l’obiettivo di valutare prima dell’inizio della scuola, l’impatto della riapertura progressiva di tutte le attività (fase di transizione verificatasi a partire dal 4 maggio al 13 settembre) sulla diffusione dell’infezione di COVID-19 in età pediatrica in Italia, ha evidenziato un aumento del tasso dei casi diagnosticati nei bambini e negli adolescenti dall’1,8% (durante la fase di blocco) all’8,5% (6.197/73.206, durante la fase di transizione).

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Nei minori di 18 anni, un primo picco dell’epidemia si è verificato alla fine di marzo ed un secondo a partire dall’ultima settimana di agosto fino alla metà di settembre, mentre la maggior parte dei casi asintomatici è stata rilevata nella seconda fase dell’epidemia (sia per i minori di 18 anni che per le altre fasce d’età). A partire dall’allentamento del lockdown (4 maggio 2020), la maggior parte dei casi diagnosticati si è verificata negli adolescenti di età compresa tra 13 e 17 anni (2.558, 41,3%), seguiti dai bambini di 7-12 anni (1.736, 28,0%), 2-6 anni (1.303, 21,0%) e 0-1 anno (600, 9,7%). Il tasso di ospedalizzazione è stato del 4,8%, la percentuale più alta di ricoveri ospedalieri si è verificata nei neonati di età ≤1 anno (16,2%); tra i pazienti ospedalizzati il tasso di ricovero in Unità di Terapia Intensiva è stato del 4,3%. Patologie croniche sottostanti sono state riscontrate nel 2,8% di tutti i casi e nel 5,3% dei pazienti ospedalizzati. I pazienti asintomatici e paucisintomatici rappresentavano rispettivamente il 71,2% e l’8,4% dei casi di COVID-19, i bambini con infezione lieve rappresentavano il 18,5% della popolazione pediatrica; i soggetti con infezione grave o critica il 2%. In quest’ultimo gruppo i neonati di età ≤1 hanno mostrato la percentuale più alta (7,2%) mentre gli altri gruppi di età erano appena sopra l’1%.

Dal 3 giugno, quando sono stati consentiti i movimenti e gli spostamenti interregionali e nell’area dell’Unione Europea, circa il 19% dei casi (1.001/5.312) rilevati in minori di 18 anni sono stati importati. Le regioni italiane del Nord-Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia) hanno segnalato il 33,4% dei casi pediatrici totali, seguite dalle regioni del Nord-Est (30,8%), Centro (16,6%), Sud e Isole (19,3%). In Italia, l’aumento dei test ha contribuito ad una migliore rilevazione della diffusione dell’infezione e i casi di COVID-19 diagnosticati in minori di 18 anni hanno iniziato ad aumentare subito dopo l’allentamento del lockdown, come osservato negli Stati Uniti.

Nella fase di transizione dell’epidemia la distribuzione dei casi pediatrici diagnosticati tra le fasce di età era simile a quella osservata nella fase di lockdown, ma è diminuito il numero dei ricoveri e la severità dei casi, mentre è aumentato il numero dei pazienti diagnosticati quando asintomatici. 

In Italia, le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse con il Dpcm del 4 marzo e riaperte con l’inizio del nuovo anno scolastico tra il 14 e il 24 settembre 2020. Molte regioni avevano disposto la didattica a distanza (DAD) al 50% per le scuole secondarie di secondo grado, ma con il DPCM del 25 ottobre 2020, si dispone di garantire la DAD per una quota pari almeno al 75% dell’attività scolastica, anche se alcune ordinanze regionali avevano già stabilito la quota del 100%. Con il DPCM 3 novembre, la DAD viene estesa al 100% per le scuole secondarie di secondo grado; inoltre, nelle regioni “area rossa” viene introdotta anche per le scuole secondarie di primo grado (eccetto il primo anno). Con l’Ordinanza del Ministro della Salute del 4 novembre 2020 entrano in area rossa Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Calabria e P.A Bolzano; con l’Ordinanza del 13 novembre 2020 anche Campania e Toscana e dal 20 novembre anche l’Abruzzo. 

Secondo le elaborazioni di diagnosi effettuate tra il 24 agosto e il 27 dicembre. In tale periodo sono stati diagnosticati in Italia come positivi per SARS-CoV-2 1.783.418 casi, di questi 203.350 (11%) in età scolare (3-18 anni). La percentuale dei casi in bambini e adolescenti è aumentata dal 21 settembre al 26 ottobre (con un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre) per poi tornare ai livelli precedenti. Le percentuali di casi in età scolare rispetto al numero dei casi in età non scolare oscillano tra l’8,6% della Valle d’Aosta e il 15,0% della PA di Bolzano.

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