Scissione nel M5S, spunta un progetto centrista. Il ruolo chiave della legge elettorale

Se si dovesse passare al proporzionale, una formazione di Centro sarebbe favorita

Scissione nel M5S, spunta un progetto centrista. Il ruolo chiave della legge elettorale
di Diodato Pirone
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Domenica 19 Giugno 2022, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 18:02

Secondo l'ex premier Matteo Renzi: «Parlare oggi di Centro è come fare una chiacchiera da bar». Può darsi che Renzi non abbia torto. E tuttavia nessuno può negare (e le comunali di Palermo e Verona lo stanno confermando) che in Italia sia in atto una ricomposizione generale del quadro politico che sta partendo proprio dall'anello più debole del sistema: i 5Stelle. E parte dei pentastellati si stanno comportando proprio come una forza di centro.

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Ci sarà la scissione nel M5S?

Toni personalistici a parte, la domanda che tutti si fanno guardando allo scontro in atto fra pentastellati contiani e dimaiani è la seguente: se ci sarà la scissione Di Maio fonderà un nuovo partito o confluirà in una formazione centrista? I sondaggisti stanno sfornando carotaggi a tutto spiano ma una risposta chiara a questa domanda ancora non c'è.

 

Le mosse della forze centriste

Matteo Renzi non esce allo scoperto con il futuro della sua Italia Viva. Carlo Calenda continua a dire che vuole parlare di cose da fare e non di "poltrone e scontri personali". Nel versante del centro destra, Giovanni Toti con la sua formazione resta cauto mentre anche gli esponenti di Forza Italia che non vogliono la fusione con la Lega (a partire da Mara Carfagna e Mariastella Gelmini) preferiscono restare nell'ombra.

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Come incide la legge elettorale

Molto dipenderà dalla legge elettorale.

Quella attuale costringe i partiti a coalizzarsi per conquistare almeno una parte dei collegi maggioritari (circa 130 alla Camera e circa 65 al Senato). Se si dovesse passare al proporzionale, invece, ovviamente una formazione di Centro sarebbe favorita e probabilmente riuscirebbe a superare la soglia del 5%. A patto di essere in grado di proporre un programma minimo comune di cose da fare. Ed è questo il nodo vero da sciogliere, anche per Luigi Di Maio.

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