Indietro tutta. Il day after della batosta elettorale alle Comunali, per Elly Schlein, comincia con una retromarcia: missione a Bruxelles rinviata, si resta a Roma. Il viaggio nella capitale belga, in programma da settimane, nelle intenzioni della segretaria del Pd doveva servire a ricompattare le truppe dem su un capitolo delicato, la possibilità di utilizzare i fondi del Pnrr per produrre armi da inviare in Ucraina. Ma c'è un'altra guerra che, per il momento, agita le acque al Nazareno.
È lo scontro - sotterraneo, ma neanche troppo - tra i fedelissimi della leader e tra chi in questi mesi non ha smesso di ripetere che «così si va a sbattere», che «se si vira tutto a sinistra si lascia scoperto il centro».
La grana Europee 2024
Dunque meglio restare a Roma, ha pensato Schlein. Se non altro per controllare da vicino la situazione. E pure - qualcuno maligna - per sottrarsi a un nuovo round di domande con la stampa, che sarebbero state inevitabili in caso di trasferta europea. La riunione con le truppe dem a Bruxelles ci sarà lo stesso, in videoconferenza questo pomeriggio. E servirà tra le altre cose per confermare Brando Benifei in veste di capodelegazione Pd all'Europarlamento, unico dirigente in una posizione di spicco dell'era Letta a non essere sostituito dal nuovo corso.
Ma proprio l'Europa, ora, rischia di rappresentare una grossa grana per Elly. O meglio: le elezioni europee della prossima primavera. Era quello, nei piani del nuovo gruppo dirigente, il trampolino di lancio che doveva consacrare a tutti gli effetti la nuova leadership, mostrando che il Pd poteva tornare attrattivo. Il piano, naturalmente, non è ancora sfumato. Ma arrivare salda in sella a quell'appuntamento, per Schlein, ora sarà molto più difficile. Qualcuno, ieri sera, già prevedeva: «Adesso la segretaria "ballerà" per un anno». Le correnti reclamano spazio. E se non verrà loro concesso, sono pronte a tornare all'occupazione che pare lo sport preferito, in casa Pd: il logoramento del comandante in capo.
Il nodo alleanze
A cominciare da un tema delicato come quello delle alleanze. Fondamentale, in vista della tornata di comunali che accompagnerà il voto per Bruxelles di qui a meno di un anno: si voterà in città medie e grandi, molte delle quali (come Firenze e Bari) amministrate dal centrosinistra. Schlein, ieri, ha già provato a tendere la mano ai Cinquestelle: «Non si batte la destra da soli». E Giuseppe Conte, questa mattina, ha risposto con la consueta ambiguità: «Siamo disposti a dialogare col Pd, con Schlein, su temi e progetti, misurandoci su delle risposte concrete ai bisogni delle comunità territoriali e nazionali, senza compromettere o annacquare le nostre battaglie». Ma - è la stoccata dell'avvocato - «sono convinto che la Meloni non si batte con i campi larghi, ma con una idea diversa di Paese».
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